Acqui Termesi rifà il look

Acqui Termesi rifà il look

Acqui Terme si rifà il look, recuperando il meglio della sua storia e delle sue bellezze. Siamo in pieno Monferrato, nel Sud del Piemonte ma anche a due passi dalla Liguria. Alessandria è ad appena venti chilometri, ma appare già lontana a confronto con la ricchezza delle tradizioni locali. Ribattezzata Acquae Statiellae dagli antichi Romani, che ne apprezzavano le sorgenti sulfuree che sgorgano in piena città e che hanno dato linfa vitale alla tradizione termale del posto, Acqui fa perno proprio su questa sua vocazione millenaria.

Per rendersene conto basta percorrere il centro medievale – totalmente pedonalizzato – della cittadella, attorno al borgo della Pisterna. Qui, tra il Duomo, e i vicoli che risalgono verso la collina, non puoi non imbatterti nell’edicola della Fontana della Bollente, da cui sgorgano, a 75° e a cielo aperto, diffondendone nell’aria i vapori, le acque curative ancora oggi trattate e utilizzate negli stabilimenti curativi che sorgono in zona Bagni. Le Regie Terme di Acqui (www.termediacqui.it), intanto, si sono trasformate e rinnovate in un centro benessere a 360° gradi. Abbandonato il vecchio stabilimento, sono nati nuovi spazi e nuovi trattamenti anche se la le proprietà medicali di queste sorgenti restano famose un po’ in tutto il mondo. E così è nato il Lago delle sorgenti (Salus per Aquam), un inedito viaggio, in dodici tappe, tra grotte rigeneranti, vasche calde e fredde, gong tibetani e aree della meditazione. Il tutto sotto la supervisione e la regia di Tomaz Kocjan, spa manager già apprezzato per le sue proposte in vari centri termali sloveni e tedeschi. L’ingresso alle nuove Terme è di 40 euro.

Ma siamo in Monferrato e l’acqua lascia presto il passo al regno di Bacco e a alcuni dei grandi vini rossi (Barbera e Dolcetto, tra tutti) e bianchi (il moscato locale non teme confronti con nessun altro del Piemonte) della migliore tradizione regionale, come sottolinea Stephan de Cernetic, patron del Gotha del gusto che ha da tempo inserito questa terra tra le eccellenze dell’ecogastronomia italiana, facendola conoscere meglio al pubblico internazionale sulle pagine elettroniche della sua web-tv.

I punti di riferimento obbligati per la degustazione sono almeno due: la Tenuta Monterosso (www.borgomonterosso.com) di Villa Ottolenghi, dove Vittorio Invernizzi sta salvando una delle dimore (disegnata dal Piacentini) più ricche di fascino della storia dell’arte contemporanea, e la casa vinicola Marenco (www.marencovini.com) a Strevi, una manciata di chilometri da Acqui. Villa Ottolenghi, visitabile su prenotazione, anticipa, nel suo impianto architettonico e ingegneristico, alcune soluzioni che ancora oggi sembrano proiettarsi sul futuro invece che riandare agli anni Quaranta e Cinquanta. Porte e finestre in ferro battuto finemente decorato, decine di bagni in marmo massiccio, grandi giardini all’italiana ricordano i fasti di una nobiltà decaduta ma che amava circondarsi di cose belle e preziose. Un piccolo Vittoriale tra le vigne.

Casa Marenco di Giovanni Costa, invece, esalta la storia dell’uva e della sua lavorazione sino alla confezione del prodotto finito, quelle bottiglie di Brachetto diventate un cult negli Usa anche per la loro etichetta staccabile che diventa una piccola guida alla degustazione. Ma anche il palato vuole la sua parte. Un felice abbinamento con i piatti della cucina del territorio è immediato nel ristorante dell’Hotel Valentino (www.hotel-valentino.com), un tre stelle con spa che ne vale quattro, attorno ai tavoli del Residence Royal (www.albergo-royal.it), o sotto le volte de I Caffi (www.icaffi.it) o de La Pirada (Borgo Pisterna). Tutti indirizzi che nobilitano le materie prime del Monferrato e dell’intera cucina piemontese. Piccole perle facili da trovare, posizionati come sono attorno a quella Bollente che ha fatto e continua a fare la storia di Acqui Terme. Quella sorgente di duemila anni fa recentemente immortalata nella storia di copertina del Wall Street Journal.

Daniele Vaninetti