Yamaha, nulla di fatto a RomaLa risposta la darà il Giappone

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Lesmo – Ogni decisione è rimessa nelle mani della casa madre giapponese. È la conclusione della giornata romana della Yamaha e non risolve la situazione dei 66 lavoratori licenziati dall’8 gennaio 2010. Anche se forse dà loro una speranza. A Roma, al ministero del Lavoro, i sindacati che stanno seguendo la vicenda hanno incontrato il governo e i vertici aziendali. I rappresentanti del governo hanno parlato a lungo con l’azienda, per oltre due ore, presentando la possibilità di un piano di cassa integrazione per almeno un anno. E’ stato proposto il ricorso alla Cigs, auspicando atteggiamenti delle parti che siano in grado di allentare le pressioni in atto. L’azienda si è riservata di esaminare la proposta e di dare comunicazione dell’esito al ministero, che, di conseguenza, valuterà l’opportunità di disporre una nuova convocazione delle parti.

«Yamaha motor Italia vuole parlare con la casa madre giapponese prima di dare una risposta ai lavoratori – ha spiegato Gigi Redaelli della Cisl – Al momento non valuta alcun tipo di apertura, almeno fino al 28 dicembre. Siamo naturalmente amareggiati».

La protesta dunque continua. I quattro lavoratori che mercoledì hanno occupato il tetto dell’azienda di Gerno non abbandoneranno la loro postazione, neppure – si dice – con la neve che dalle cinque del pomeriggio sta imbiancando decisa il Vimercatese e la Brianza. Gli altri continueranno il presidio davanti ai cancelli. Oggi (venerdì) intorno alle 15, il presidente della provincia di Monza Dario Allevi e il presidente del consiglio provinciale Angelo De Biasio hanno fatto visita ai 66 in lotta, rinnovando la vicinanza dell’istituzione.