”Valori profondi, prosa raffinata:Corti cattolico, cioè universale”

A colloquio con Francesco Righetti, presidente della Associazione culturale internazionale Eugenio Corti (Aciec)
”Valori profondi, prosa raffinata:Corti cattolico, cioè universale”

Monza – Per Francesco Righetti, milanese, 34 anni, dire che Corti è importante è poco. Meglio dire “uno di famiglia”. E’grazie a lui infatti che ha conosciuto Silvia, la giovane che da sabato 22 maggio è diventata sua moglie. “L’ho conosciuta due anni e mezzo fa – racconta -, stavo organizzando una conferenza su Corti a Mornico al Serio, il paese di Silvia, dove lei ricopriva la carica di presidente del circolo culturale ‘L’incontro’. E’ stato il mio amico Guido Romagnoli a mettermi in contatto. Bene, per spiegarle il taglio che avrei voluto dare alla serata le ho inviato una pagina di Corti, presa dal Cavallo rosso. Si tratta dell’incontro di due personaggi, Alma e Michele, una dichiarazione d’amore. Lei è rimasta colpitissima e ha risposto entusiasta. Da lì è cominciato il nostro rapporto”. E Righetti vuole specificare il perché si rimane sorpresi da forma e contenuto di quella pagina.

“In quelle righe Corti riesce a descrivere l’aspetto spirituale dell’amore, fatto di attesa – Michele conosceva Alma da tempo – e quello materiale, fatto di attrazione fisica, di passione. Corti non è bigotto, è realista, nel senso che coglie tutti gli aspetti del’esperienza umana. Del resto fu proprio questo suo talento che fece scoccare la scintilla in me per i suoi libri”. L’ingegnere, analista e consulente informatico, rievoca gli anni della adolescenza. E lo fa con precisione, misurando le parole, scandendo le date. Era in seconda liceo scientifico, si approssimavano le vacanze e il prof di italiano gli suggerì tra i libri da leggere Il cavallo rosso di Eugenio Corti. “Lo acquistai, ma la mole del romanzo mi indusse a…metterlo da parte. Lo ripresi in mano due anni dopo, sempre d’estate, in vacanza ad Alassio. Iniziate le prime pagine non mi staccai più fino alla fine. Lo divorai”. Righetti mantenne la passione letteraria anche dopo il liceo, durante gli anni del Politecnico.

E dalle carte è passato all’incontro diretto con Corti. “Era un sabato pomeriggio – racconta – di fine maggio del ’99. Io e un amico dovevamo andare a casa sua per raccogliere un’intervista per il giornalino della parrocchia, San Bernardo alla Comasina. Il giornalino si chiamava ‘Cudowny’ una parola polacca –c’era un sacerdote polacco in oratorio – che significa ‘Meraviglioso’. Si trattava di relazionarci a Corti come testimone del ‘900 in ambito letterario. Ebbene, fummo colpiti dalla amabilità sua e di sua moglie Vanda”. Due ore durò il colloquio nel salotto della casa di Besana, dal quale uscì un’intervista che ebbe grande successo in parrocchia. E si arriva all’anno 2005, quello della svolta. Righetti, con altri giovani appassionati di Corti, primo fra tutti Guido Romagnoli, fonda l’associazione culturale internazionale Eugenio Corti (Aciec), con l’intento di fare conoscere e apprezzare l’opera dello scrittore.

Presso l’opinione pubblica in genere, ma in particolare presso gli educatori e gli imprenditori. “Sì – spiega Righetti – perché in Corti emerge una concezione positiva del lavoro. Parliamo di Gerardo, l’imprenditore, che nel romanzo è la trasposizione di Mario Corti, padre di Eugenio, che aveva la ditta tessile Nava, di Besana. E’ un personaggio che dà lavoro, aiuta gli altri ma non con l’elemosina bensì con l’impegno e la professionalità”. Evidente lo stridore con una mentalità, oggi diffusa, che induce ai guadagni facili sopra o contro il prossimo. Corti è anche un antidoto nei confronti del veleno delle ideologie. “Ha fatto vedere la violenza insita in comunismo e nazismo prima ancora che si arrivasse ai milioni di morti”.

Così L’Aciec, una decina di soci fondatori, e qualche centinaio di appassionati diffusi in tutta Italia, diffonde la letteratura di Corti con conferenze e interventi sulla stampa. “Il fatto che ci definiamo ‘internazionale’ come associazione rivela un’ambizione, come pure ambizioso –spiega- è la candidatura a Nobel di Corti. Ma abbiamo i motivi. Il primo è che lo scrittore besanese è molto apprezzato all’estero: Usa, Giappone, Lituania, Romania, Francia, Spagna e Serbia. Il secondo è che davvero Corti è uno scrittore universale. E’ capace di parlare dell’uomo. Come Montale sta alla poesia, così Corti al romanzo storico”. E Righetti cita la passione che Corti ha fatto nascere in docenti d’oltralpe, come Francois Livi, della Sorbona, che su di lui ha scritto molto.

“I valori che esprime Corti – afferma Righetti – possono fungere da base per fare rinascere l’Europa”. Inevitabile, però, constatare il clima di ostracismo che Corti ha subito in Italia e che potrebbe incontrare in sede europea proprio in quanto credente. “E’ vero –risponde – Corti non nasconde la sua fede, come non nasconde la devianza delle ideologie. Per questo ha pagato una sorta di isolamento. Bisogna cercare di abbattere quel pregiudizio che considera il suo essere cattolico un limite. Cattolico vuole dire universale, e Corti lo è veramente perché come tratta lui l’uomo e la vita è condivisibile da tutti. Ne fanno fede anche tanti non credenti che lo hanno ringraziato per quello che scrive”. Quindi la battaglia prosegue… ”Assolutamente, lo facciamo come un servizio alla comunità. Corti merita un posto tra i grandi della letteratura”.
An. San.