Unione ciechi rischia la chiusuraPochi fondi dai comuni brianzoli

L'Unione italiana ciechi di Monza e Brianza rischia seriamente di chiudere i battenti a causa di bilanci in rosso per mancanza di sostegno dei Comuni, affitto oneroso della sede monzese e continuo raschiare il barile dei lasciti del passato.
Unione ciechi rischia la chiusuraPochi fondi dai comuni brianzoli

Monza – L’Unione italiana ciechi di Monza e Brianza rischia seriamente di chiudere i battenti. Bilanci in rosso, l’ultimo con un segno negativo di meno 28mila euro, mancanza di sostegno da parte dei Comuni e un continuo raschiare il barile dai lasciti del passato. Se non ci sarà al più presto una rapida inversione di rotta anche i pochi risparmi rimasti finiranno e nell’arco di pochissimi anni i ciechi e gli ipovedenti di Monza e Brianza saranno lasciati allo sbando. Aggravando ulteriormente sulla spesa sociale delle Amministrazioni.

Questa la grigia situazione descritta da Stefano Aronica, giovane vicepresidente del gruppo provinciale, avvocato e non vedente che, proprio grazie al servizio in passato offertogli dall’Unione ciechi oggi è un giovane autonomo e realizzato. «Se le istituzioni non ci daranno una mano non potremo più garantire l’erogazione dei nostri servizi a ciechi e ipovedenti- ha spiegato- eppure basterebbe davvero poco: un contributo annuo di 200 euro da parte di ogni Comune della Provincia. E a chi ci ribatte che vengono elargiti fondi solo alle associazioni presenti in città o in paese, noi ricordiamo che, con il nostro servizio, garantiamo un’assistenza a tutti i non vedenti della provincia, che ne conta almeno uno per Comune».

Secondo i dati Inps risalenti al 2008 («Perché l’Inps, quelli aggiornati non ce li invia, se non dietro pagamento anche se la legge prevede diversamente», ha sbottato Aronica) i ciechi e gli ipovedenti sul territorio sarebbero 1159, tenendo conto esclusivamente di coloro che hanno un riconoscimento di invalidità di cieco civile e senza contare gli ipovedenti più o meno gravi che, comunque, si rivolgono all’Unione e che necessitano di assistenza. «Non ce la facciamo più ad andare avanti – ha proseguito- quest’anno abbiamo dovuto eliminare anche il contributo di 5mila euro di borse di studio destinate ai nostri studenti per incentivarli a proseguire nel percorso educativo».

Scarsa la solidarietà da parte dei Comuni. «Gli unici che ci aiutano sono quelli di Lissone con un contributo di 1.500 euro, di Macherio con uno di 500 euro e di Agrate con uno di 200 euro- ha concluso- Monza, invece, ogni anno ci chiede l’affitto di 4.500 euro, anche se quest’anno ci ha promesso che ci darà 500 euro per un nostro progetto di screening contro la cecità».
Barbara Apicella