Tra Giorgio Griffa e Pino PinelliMostra alla galleria Luca Tommasi

“Spazialità ritmiche” è il titolo della mostra allestita alla galleria di via Leonardo Da Vinci dal 10 settembre al 9 ottobre. Sarà poi visitabile a ingresso libero da giovedì a domenica, sempre dalle 18. Giorgio Bonomi, curatore, ha voluto proporre un percorso dalla fine degli anni Sessanta a oggi.
Tra Giorgio Griffa e Pino PinelliMostra alla galleria Luca Tommasi

Monza – È il segno deciso e definitivo della frattura che li accomuna, che lega il lavoro del torinese Giorgio Griffa e del catanese Pino Pinelli, protagonisti insieme di “Spazialità ritmiche”, la mostra allestita alla galleria Luca Tommasi di via Leonardo Da Vinci, dal 10 settembre al 9 ottobre. La mostra sarà poi visitabile a ingresso libero da giovedì a domenica, sempre dalle 18. Giorgio Bonomi, curatore della mostra, ha voluto proporre un percorso di pittura e carte lungo cinque decenni, dalla fine degli anni Sessanta a oggi, cercando di presentare due dei protagonisti della pittura analitica, mostrandone affinità e diversità.

Ne è nato un allestimento che si propone di offrire al visitatore il «ritmo armonioso dei segni e degli elementi costitutivi dei due artisti», spiega Bonomi. E ci saranno anche loro, Griffa e Pinelli, all’inaugurazione della mostra il prossimo sabato. Il primo impegnato da anni a dipingere arabeschi che ricordano i colori di Matisse, il secondo immerso nei colori e nella pelle vellutata utilizzata per le sue opere. Nato nel solco dell’Arte povera, Griffa non ha mai rinunciato a fare da «tramite fra il pigmento e il materiale, anche se in un mutato ruolo della funzione dell’artista, non più romanticamente ed eroicamente inteso», aggiunge Bonomi. Viene così ascritto tra i pittori analitici, quelli che avevano deciso di affidarsi al colore non come un canale emotivo ma con un approccio analitico.

I primi monocromi di Pinelli (nella foto, “Pittura B”) risalgono agli inizi degli anni Settanta, ma è nel 1976 che avviene la svolta: i quadri dell’artista esplodono, rompendo in quattro il telaio rende persino il muro protagonista dell’opera e non più soltanto supporto e destinatario passivo del lavoro artistico. Vennero poi le partecipazioni alle edizioni del 1986 e del 1997 della Biennale di Venezia a la mostra “3 x Monochrom” del 2003 insieme a Fontana e Manzoni a Rottweil, in Germania.
Sarah Valtolina