Storia di Pedemontana LombardaSenza soldi, ma per le poltrone sì

I soldi sono finiti, l'autostrada non può andare avanti. Ecco la crisi di Pedemontana Lombarda, gli sprechi e il triplo rebus Renzo Agnoloni: è la storia di una società che non ha i soldi per i cantieri, ma per cene e consulenze sì.
Storia di Pedemontana LombardaSenza soldi, ma per le poltrone sì

Monza – C’è chi l’ha definita ecozombie. E in effetti Pedemontana lombarda, la società nata per realizzare l’autostrada che dovrebbe celermente portare i bergamaschi a Malpensa e viceversa, rischia di rimanere solo nei progetti degli architetti, almeno per un buon tratto.
Il presidente della società Salvatore Lombardo ha issato bandiera bianca. E questo nonostante Serravalle, il socio di maggioranza di Pedemontana Lombarda, abbia varato alla fine della scorsa settimana un poderoso aumento di capitale. L’allarme sui conti è stato rilanciato da Marzio Agnoloni, ad di Pedemontana (tenete a mente questo nome, lo incontreremo più avanti), a margine dell’assemblea di Serravalle. Per garantire la prosecuzione dei lavori previsti nel 2013 è infatti necessario per Pedemontana un aumento di capitale da 100 milioni di euro. Mentre Serravalle ha già dato l’ok per i 68 milioni che le spettano, mancano all’appello ancora 32 milioni, la quota che dovrebbe essere sottoscritta dai soci privati.

Tra di essi ci sono Equiter (una società del gruppo Intesa Sanpaolo, che detiene il 15 per cento di Pedemontana), la stessa Intesa Sanpaolo (4,5 per cento) e Ubi Banca (3,7 per cento). Proprio questa settimana il consiglio di amministrazione di Serravalle ha deliberato di farsi carico dei 32 milioni mancanti per l’aumento di capitale, qualora non intervengano i soci privati e a condizione che il governo porti il finanziamento pubblico per la Pedemontana dal 35 all’80 per cento.
In quella sede, Agnoloni si è scagliato con forza contro i soci privati di questa impresa che sta sprofondando sotto i colpi di maglio della crisi. Soprattutto Intesa San Paolo: la banca non ha ancora sottoscritto l’aumento di capitale. «Siamo in grado di andare avanti con i lavori fino a fine anno. Per il 2014 sarà necessario un ulteriore aumento di capitale o un rifinanziamento da parte dei soci e delle banche», ha detto.

Non ci sono soldi, dunque. Eppure la società spende e spande in consulenze e benefit come uno di quei carrozzoni statali da prima repubblica. E, in un’epoca in cui ci si scandalizza dei politici che occupano più di una poltrona in società pubbliche, municipalizzate, enti, il caso di Marzio Agnoloni (rieccolo) è emblematico. Nel giro di pochi mesi la sua carriera ha davvero svoltato. A fine febbraio era ”solamente” presidente di Serravalle e amministratore delegato di Pedemontana. A queste due poltrone, già prestigiose e soprattutto remunerative, il 4 marzo scorso ha aggiunto pure quella di presidente di Tangenziali esterne di Milano (Tem), anch’essa partecipata dalla Serravalle (su questa società è aperto un bando per la vendita dell’82,4 per cento del capitale. La gara si chiuderà a luglio ed è stata indetta dopo il fallimento dei precedenti tentativi di cessione, con cui Provincia e Comune hanno cercato di sistemare i propri bilanci.). Insomma, il controllore coincide con il controllato. E i soldi sono, come al solito, quelli di tutti: Agnoloni, con i suoi tre incarichi, prende ogni anno qualcosa come 280mila euro. Premi esclusi, ovviamente.
Ha avuto il suo bel daffare Massimo Gatti, uno degli esponenti più battaglieri dell’opposizione in Provincia di Milano, a denunciare questa «vergognosa scorpacciata di poltrone».

Ma chi è Agnoloni? E’ un avvocato di professione. Uomo molto vicino al presidente della Provincia di Milano Guido Podestà e amico di Denis Verdini, Agnoloni è stato coinvolto nell’inchiesta Btp-Credito Fiorentino.
Amico di Podestà, si diceva. Più di un amico, forse. Visto che l’inquilino di Palazzo Isimbardi ha affidato proprio allo studio legale Agnoloni la ristrutturazione della holding di famiglia, la «Roly», detenuta all’80% dalla moglie di Podestà, Noevia Zanella. Alle cinque banche creditrici, Agnoloni ha presentato una complessa ipotesi di accordo di ristrutturazione del debito (che ammonta a 6,3 milioni di euro a fine 2011).
«Anziché fondere Serravalle e Asam, a Milano assistiamo alla moltiplicazione delle poltrone – attacca Gatti -. In questo clima di fine dell’impero romano, quando non si sa bene che fine faranno le province, si sono superati tutti i limiti del passato. E del lecito. C’è una corsa all’occupazione delle poltrone, la regola è: fare bottino. Incarichi, prebende, consulenze finiscono sempre agli amici e agli amici degli amici. Purtroppo di queste cose, a Milano, discutiamo solo nei corridoi e non in consiglio».

Pedemontana costerà oltre 4 miliardi di euro. Sempre che le stime progettuale siano poi confermate alla fine dei lavori (se mai ci sarà una fine). Le casse sono esangui, non ci sono soldi per aprire i cantieri. Ma i soldi per far muovere comunque il carrozzone ci sono eccome. Quelli si trovano sempre. I soli servizi della s.p.a., secondo i dati presenti nel bilancio chiuso il 31 dicembre 2011 (l’ultimo disponibile per la consultazione) costano ogni anno più di due milioni di euro. E qui si può trovare davvero di tutto. Il consiglio di amministrazione costa ogni anno 261mila euro. Il collegio sindacale (emolumenti e rimborsi) 359mila euro. Le consulenze legali pesano per 113mila euro, la voce “consulenze varie”, invece, 14mila. Le spese condominiali della sede (ad Assago) costano 43mila euro. I telefoni, poi, sono un salasso: le utenze telefoniche dei dipendenti sono costate 36mila euro, quelle degli amministratori 10mila (dove ci sono stati «picchi episodici di consumi»).

Una vita al telefono, insomma. E vogliamo togliere lo sfizio di fotocopiare i progetti? Per questo sono sempre pronti 36mila euro. Per le collaborazioni e le consulenze c’è sempre ampio spazio: se queste nel 2010 costavano 195mila euro, perché nel 2011 non alzare la quota a 433mila euro? E poi ci sono i 15mila euro di rimborsi spese per dirigenti e dipendenti, 54mila euro per i “materiali di consumo”. Quarantaquattromila euro sono poi stati utilizzati per spedire la prima tranche delle comunicazione degli espropri ai cittadini, 18mila euro sono stati usati per corsi di aggiornamento vari.
A un certo punto, scorrendo la tabella, si incontra una casellina con una “zero” sotto la colonna delle spese del 2011. Possibile? Hanno fatto delle economie? Ma come, la voce “Eventi”, nel 2010, aveva drenato ben 537mila euro. Basta leggere la nota. Per capire. Per apprendere che tre anni fa, quando i cantieri sono stati aperti in pompa magna, proprio la pompa è costata un miliardo di vecchie lire di promozione. Ma pensa te. E il telegiornale che dice che gli italiani non vanno più al ristorante per risparmiare. E poi, la benzina. Spostarsi sui cantieri costa. 10mila euro di carburante sono stati spesi dai dipendenti. Il doppio dai dirigenti, 20mila euro. Poi altri 216mila euro per non meglio precisate “Altre prestazioni professionali”.

E infine, vuoi non organizzare un pranzo, una cenetta alla buona per decidere dove fare la tangenzialina di raccordo, come spendere i soldi dei finanziamenti pubblici, quante fotocopie di un progetto ordinare? Per questo ci sono sempre pronti 35mila euro. Mangiare bene è importante. E a stomaco pieno, si sa, si ragiona molto meglio.
Davide Perego