Seveso, un folle con una sprangaaggredisce con ferocia un medico

Seveso – Venerdì sera da incubo per un medico curante con studio in città, quando intorno alle 19 in uscita dal suo ambulatorio è stato aggredito da un folle, che gli ha anche distrutto la macchina. Spranga in pugno, lo ha vigliaccamente colpito alle spalle, scaraventandolo all’interno della sua Porsche e nel goffo tentativo di continuare a infierire su di lui, ha danneggiato tetto e vetri dell’auto sportiva. Alla fine il medico lo ha disarmato, ma dolorante è stato costretto a farsi medicare dai colleghi del pronto soccorso dell’ospedale di Desio, che lo hanno dimesso con venti giorni di prognosi per contusioni.

Ora il dottore è tornato nel suo studio, ma non nega di aver avuto paura e nel rammentare i dettagli dell’aggressione, sottolinea che il folle avrebbe già agito. Già ad armare la mano del sessantenne con casa in città sono stati dei profondi disturbi psichici, che qualche hanno fa lo avevano spinto a prendere a martellate alla testa un vicino di casa, portandolo quasi alla morte. Allora all’origine del gesto c’era stata una discussione legata ai gatti, mentre oggi a spingerlo alla violenza sarebbero stati i genitori, defunti da tempo, che lo avrebbero invitato a farsi giustizia uccidendo l’uomo che li aveva “ammazzati”. Una follia assoluta, che però ha rischiato di mandare all’altro mondo un povero medico.

L’aggressore si trova nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Desio, ricoverato attraverso trattamento sanitario obbligatorio, dopo che il dottore si era rivolto ai carabinieri. Intanto però in città c’è paura, per quell’uomo malato, è innegabile, ma troppo violento, capace di arrivare alle mani o peggio d’impugnare un’arma solo per un saluto sbagliato, una battuta di troppo, un nome pronunciato male e allora cosa si può fare? Garante della sicurezza e incolumità pubblica di ogni comune è il sindaco, Massimo Donati, cui abbiamo chiesto chiaramente: cosa può fare per assicurare sonni tranquilli ai suoi cittadini?

«É un discorso molto complicato – sottolinea il primo cittadino – che non va visto solo in un’ottica locale, ma più ampia e politica che parte dalla legge Basaglia ela chiusura dei manicomi. Noi sindaci abbiamo davvero pochi strumenti per casi di questo tipo, sono i medici che stabiliscono un trattamento sanitario obbligatorio e i tipi di cure. Siamo di fronte a una persona malata, tengo sempre a sottolinearlo, con delle particolari patologie, che spesso sono impossibili da curare e seguire direttamente a domicilio, ma purtroppo sono costretto a ripetermi è una cosa che deve partire dall’alto, deve essere una scelta politica, un’organizzazione diversa» che consenta davvero ai sindaci di salvaguardare i propri cittadini.
Cristina Marzorati