Seveso, molestò una minorenneMarocchino patteggia a due anni

Seveso, molestò una minorenneMarocchino patteggia a due anni

Seveso – Ha patteggiato due anni di reclusione il marocchino 31enne accusato di aver palpeggiato una ragazzina di 15 anni questa estate. La sentenza di condanna è stata pronunciata mercoledì dal gup Alfredo De Lillo, del tribunale di Monza. Il nordafricano nel mese di settembre, era stato raggiunto da una richiesta di giudizio immediato. Il suo difensore, l’avvocato Alessandro D’Addea, ha chiesto di accedere al patteggiamento, trovando l’assenso del pm. Ad avanzare richiesta di immediato, era stato il sostituto procuratore Donata Costa.

Il fatto risale al 12 agosto, quando la quindicenne sevesina, stava percorrendo in bicicletta una stradina laterale rispetto alla Milano-Meda. A quel punto, l’immigrato l’aveva aggredita a scopi sessuali, palpeggiandola. La giovane era stata portata all’ospedale di Desio, dove aveva ricevuto le cure del caso. La quindicenne aveva fornito dei particolari preziosi ai militari, e anzi aveva riconosciuto l’uomo tra una serie di foto segnaletiche che i carabinieri le avevano sottoposto. Il giorno seguente, i carabinieri della stazione di Meda avevano catturato l’extracomunitario in corso Isonzo a Seveso, e lo avevano condotto in carcere.

La procura di Monza, il magistrato di turno era il pm Costa, aveva emesso nei suoi confronti un provvedimento di fermo, che era poi stato convalidato dal giudice dell’indagine preliminare nei giorni successivi. Lo straniero, peraltro, era già noto alle forze dell’ordine. Nel gennaio scorso, infatti, i carabinieri della stazione di Meda lo avevano già arrestato. Aveva alle spalle un ordine di espulsione dal territorio nazionale, e per questo era finito in manette con l’accusa di aver violato la legge Bossi Fini. Attualmente, è ancora detenuto presso la casa circondariale di via Sanquirico, a Monza.

Il fatto di questa estate aveva sollevato un certo clamore nelle cronache locali, anche se nel processo il fatto è stato ampiamente ridimensionato. Il difensore del magrebino, l’avvocato D’Addea, aveva sin dall’inizio contestato la ricostruzione della vicenda così come riportata nei mass media. In aula è riuscito dunque a far valere l’ipotesi della lieve entità del reato. Si tratta comunque di una fattispecie che rientra nell’articolo 609 bis, ossia quello della violenza sessuale consumata, e non del tentativo come aveva paventato la difesa, ma non si trattato di un caso particolarmente grave. Il nordafricano ha così ottenuto la possibilità di patteggiare, e di uscire dalla vicenda con una pena tutto sommato lieve.
f. ber.