Seveso, la scomparsa di TalamoniMirò e Kandinsky tra i suoi quadri

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Seveso – È morto Domenico Talamoni, figura di spicco nel campo imprenditoriale e dell’arte. Nato il 7 agosto 1927, si era sposato con Giuseppina Confienza, da cui ha avuto due figlie. Subentrato al padre nell’azienda edile, ha saputo svilupparla adeguandola al mutare dei tempi. Sono dell’impresa Talamoni i primi condomini sorti nel Dopoguerra anche nei paesi limitrofi, la chiesa parrocchiale di San Pietro Martire e quella dell’Altopiano.

Grande appassionato dell’arte, ha avuto rapporti di lavoro e amicizia con il famoso architetto ticinese Mario Botta, che ha progettato, tra l’altro, il Mart di Rovereto, di cui l’imprenditore sevesino è cofondatore. Per oltre mezzo secolo Talamoni ha frequentato le principali gallerie e case d’asta italiane ed europee, riunendo alla fine un patrimonio di circa duemila opere di maestri del Novecento come Sironi, Fontana, Crippa, Burri, Christo, De Chirico, Kandinsky, Mirò, Sutherland, Manzoni, Tàpies e Melotti. Nel 2008 una piccola selezione di queste opere è stata esposta in una mostra allestita al grattacielo Pirelli, mentre quasi duecento resteranno esposte fino a luglio presso il Mart di Rovereto. «Dapprima si colleziona perché le opere piacciono, – spiegava Talamoni narrando come “conquistava” i suoi capolavori alle aste di Christie’s e Sotheby’s – ma poi nasce il desiderio di condividere con gli altri la loro bellezza». Infatti, a Roberto Formigoni che lo ringraziava per i quadri esposti al Pirellone, Talamoni rispose: «Guardi che il beneficiato sono io».

La sua collezione, considerata tra le più cospicue d’Italia, è oggetto di studio e catalogazione da parte del professor Luciano Caramel dell’Università Cattolica di Milano. Il mecenate brianzolo collaborava abitualmente anche con molti musei europei, che spesso espongono le opere ottenute in prestito. L’anno scorso consegnò al presidente della Regione Lombardia una lettera d’intenti in base a cui potrebbero essere presto esposte alcune opere nei saloni restaurati della Villa Reale di Monza.
Francesco Botta