Seregno: candidati a confrontosul discorso di Tettamanzi

Seregno: candidati a confrontosul discorso di Tettamanzi

Seregno – Insolito faccia a faccia ieri sera nella sala civica monsignor Gandini di via XXIV Maggio tra i candidati alla carica di sindaco di Seregno. Invitati dal Circolo culturale San Giuseppe, la più antica associazione locale, Mauro Ballabio (Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà), Piergiorgio Borgonovo (Udc e lista civica Città di Seregno), Marco Cajani (lista civica Amare Seregno), Giacinto Mariani (Popolo della Libertà e Lega Nord) e Giusy Minotti (Federazione della sinistra) si sono confrontati infatti non sui programmi elettorali, ma sul discorso alla città pronunciato alla vigilia dell’ultima solennità di Sant’Ambrogio dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.
Pur in un clima pacato, le differenze emerse sono state comunque palesi. «L’accoglienza di tutti è un dovere -ha spiegato il sindaco uscente Giacinto Mariani- ma un politico inevitabilmente si scontra poi con i bilanci. Come esponente della Lega Nord ritengo prioritario che vengano aiutati i miei cittadini prima che gli immigrati, anche se regolari. Nella mia esperienza amministrativa ho imparato quanto sia brutto dire ad una vedova che la casa comunale che sta aspettando verrà assegnata ad un extracomunitario con moglie e figli, pur se lei è in graduatoria da dieci anni».
Opposto il parere di Mauro Ballabio: «Il Carroccio fa demagogia. La sfida che abbiamo di fronte oggi è quella dell’integrazione. Non si può pensare che il problema venga risolto con i respingimenti e stop. Gli immigrati del resto sono ormai il 7 per cento della popolazione nazionale e con il loro lavoro pagano le pensioni dei nostri genitori. I Comuni in questo contesto possono giocare un ruolo importante: ad esempio, con la figura del mediatore culturale si può favorire l’inserimento di chi arriva da fuori».
Molto personale l’intervento di Giusy Minotti, da lungo tempo insegnante alla primaria Cadorna: «La scuola è il primo luogo di azione quando si parla di integrazione: lì si comincia a porre le basi per includere e non escludere. Da questo punto di vista, una comunità che accoglie un campo rom non può considerare che bastino le ruspe per sistemare tutto: agli sfollati così non resta che andare a dormire sotto i ponti… Invece, si può scegliere di meglio strutturare queste aree, portandovi magari l’elettricità».
Improntata alla necessità che vi sia giustizia l’opinione di Marco Cajani: «Tutti devono poter partire alla pari. Quando ci si occupa di situazioni di svantaggio, non si può limitare il discorso ai soli extracomunitari. Dobbiamo far rientrare in questo contesto anche i cinquantenni che vengono espulsi dal mondo del lavoro e non hanno la possibilità di rientrare, i divorziati con figli che restano senza un’abitazione oppure i disabili. Come assessore alla Promozione dello sport, negli ultimi anni ho cercato di aprire una finestra su quest’ultimo settore, scoprendo valori inaspettati. Anche di questo dobbiamo tenere conto».
Un elogio a Tettamanzi è arrivato infine da Piergiorgio Borgonovo: «La bellezza del suo discorso è che può essere calato non solo nella realtà di Milano e che non è rivolto solo ai cattolici. Il cardinale parla a tutti e ci pone di fronte all’esigenza di una riflessione su un mondo ormai multietnico e globalizzato. Gli immigrati vanno puniti quando delinquono, perché il rispetto delle leggi è imprescindibile, ma vanno anche aiutati ad integrarsi». Tutti hanno infine concordato sul bisogno di uno stile di vita più sobrio ed auspicato che l’Expo del 2015 a Milano sia l’occasione per un rilancio che coinvolga i più deboli e non sia un’opportunità circoscritta alle sole infrastrutture.
P.Col.