Scout all’asilo notturno, un aiutoagli ospiti per la ricerca di lavoro

Scout all’asilo notturno, un aiutoagli ospiti per la ricerca di lavoro

Monza – «Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri». Il maggiore Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, pronunciò queste parole nel suo ultimo messaggio prima di morire, nel 1941. Settanta anni dopo, quelle parole racchiudono le emozioni e i pensieri, gli sforzi e l’entusiasmo dei giovani scout che prestano il loro servizio all’asilo notturno di via Raiberti.

Niente giochi e chitarra. Il venerdì sera tre scout diciottenni si armano di computer e pazienza e si mettono alla ricerca di un impiego per gli ospiti della struttura. Un progetto avviato lo scorso ottobre, e che da subito ha raccolto il favore degli utenti e degli altri volontari. «Gli scout vengono all’asilo notturno da diverso tempo – spiega Luigi Cicciottti, direttore della struttura -. Volevamo però creare con loro una progettualità, e questo servizio ci è sembrato da subito un’occasione importante non solo per i nostri ospiti, ma anche per questi ragazzi, che hanno così modo fin da ora di conoscere i meccanismi che muovono il mondo del lavoro».

E così ogni venerdì, dopo la cena che viene servita fino alle 20.30, Martino Gambacorti Passerini, studente all’ultimo anno del liceo scientifico di Carate, Francesco Serenthà, maturando all’Isa, insieme al loro amico Mattia Verona, anche lui 18 anni, tutti e tre monzesi, aiutano gli ospiti a compilare curricula, a rispondere alle mail, a cercare un possibile impiego on line. Ad affidarsi a loro, e alla speranza di un lavoro, sono soprattutto italiani, che fino a qualche giorno fa erano quasi la metà dell’utenza dell’asilo notturno. «Sono quasi sempre adulti che non hanno particolari competenze o che comunque non possiedono i requisiti necessari per poter accedere ai lavori offerti – spiega Martino -. È rarissimo riuscire a trovare un posto che possa andare bene per loro. Spesso capita che per un impiego ci siano anche 500 richieste».

Un quadro desolante che però non scoraggia i giovanissimi scout. «Sappiamo benissimo anche noi che sfruttare il pc è solo un’arma in più per non lasciare nulla di intentato, ma che l’impresa è davvero ardua – aggiunge Francesco – ma noi proviamo lo stesso, mandiamo mail e curricola, e continuiamo a sperare». E così capita che scrivendo la propria storia professionale si inizi a raccontare anche quella personale, degli accidenti che li hanno condotti in via Raiberti, a contendersi uno dei 36 posti disponibili. «In tutti c’è il desiderio di farcela», dicono.

S.Val.