Sciffo: Il cavallo rossoromanzo ”vernacolare”

Sciffo: Il cavallo rossoromanzo ”vernacolare”

Monza – “Ho un debito di gratitudine verso Eugenio Corti, mi ha spiegato,come farebbe un nonno ,cosa sia stata la seconda guerra mondiale”. Così Andrea Sciffo, docente di Lettere al liceo Don Gnocchi di Carate, scrittore e giornalista racconta il suo rapporto con lo scrittore besanese. “Ho letto “Il cavallo rosso”intorno alla metà degli anni Novanta durante i primi anni di insegnamento-racconta- è un libro che mi ha subito dato grandi emozioni . Quando ho saputo che l’autore viveva a Besana e accoglieva volentieri i giovani a casa sua l’ho chiamato e sono andato a trovarlo. E’ nata una bella amicizia,mi sento un po’ come fossi suo nipote. Quando ho scritto la mia prima raccolta di racconti (Novelle Briantee , Marna editore ndr) gliel’ho portato da legger e lui mia ha fatto una generosa presentazione”.

Tra le novelle c’è “In riva al lago, il 31 di maggio” che ritrae proprio Eugenio Corti a Bellagio mentre si confronta con altre voci della cultura cattolica, come Mario Marcolla, il filosofo operaio che lo stesso Sciffo ha frequentato a lungo. “Mi sono sempre chiesto come due uomini così diversi abbiano potuto andare così d’accordo. Era un piacere ascoltare le loro conversazioni, il pensiero puro di due letterati senza alcuna invidia o gelosia l’uno dell’altro”.

Ripensando al “Cavallo rosso” Sciffo lo definisce “un romanzo vernacolare”. “Non tanto per l’uso del dialetto, ma perché è un libro che ha il gusto delle cose fatte in casa, il prodotto dell’abilità delle mani di un uomo che non è un intellettuale,ma ha saputo raccontare con grande maestria quello che ha vissuto. Un po’ come i maestri comacini che erano semplici maestranze,ma hanno portato l’arte romanica in tutta Europa”.

“La lettura de “Il cavallo rosso”- conclude Sciffo- mi ha lasciato due sentimenti profondi sulla vita. Il primo è che la vita è una cosa seria e l’altro che la vita è una cosa bella. Corti è riuscito a raccontare l’orrore ,trasformandolo in bellezza. E’ un romanzo che richiede di essere letto più volte, un po’ come “Il signore degli anelli”. All’inizio si fa fatica a seguire le vicende di tutti i protagonisti,poi entri magicamente nel mondo dell’autore e non ne vorresti più uscire. Alla fine della lettura provo un debito inestimabile nei confronti di Corti”.

Entusiasta dell’opera di Corti, Sciffo lo consiglia anche ai suoi alunni: “Non amo imporre le letture,ma qualche studente ha letto “Il cavallo rosso” ed è venuto con me a casa di Corti . Chi ha avuto la possibilità di incontrarlo ha capito che la letteratura e la poesia sono vita”. Sulla candidatura di Corti al Nobel Sciffo è realista: “Penso sia difficile che Corti abbia il Nobel. Se capitasse sarebbe un onore per il Premio Nobel avere Corti e non viceversa”.
Ros. Red.