Penati, l’inchiesta s’incrociacon quella barese su Tarantini

L'inchiesta dei pm monzesi che indagano l'ex sindaco di Sesto Filippo Penati per corruzione potrebbe incrociarsi con quella barese sull'imprenditore Gianpaolo Tarantini, nella quale compare il nome di un imprenditore pugliese che avrebbe finanziato Penati.
Penati, l’inchiesta s’incrociacon quella barese su Tarantini

Monza – L’operazione Serravalle? «Inconfutabile». Filippo Penati, l’uomo al centro dell’inchiesta della procura di Monza sul cosiddetto sistema Sesto e sull’affare Serravalle difende il suo operato in relazione all’acquisto del 15% del pacchetto azionario della società autostradale, operata nel 2005 dalla Provincia di Milano, all’epoca da lui presieduta. «Un’operazione inconfutabile», ha detto quindi Penati, dimessosi dall’incarico di vicepresidente del consiglio regionale (sostituito dalla 43enne del Pd Sara Valmaggi), che «sbloccò la realizzazione di BreBeMi, Tem e Pedemontana». Non solo, secondo il politico – indagato per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti, dai pm Walter Mapelli e Franca Macchia – fu «un’operazione che oggi ha arricchito la Provincia di Milano perché ha mantenuto un patrimonio che vale il doppio del doppio di quando io la presi in consegna». Una decisione, che «fu presa dalla maggioranza in Provincia, dai Ds alla Margherita a Rifondazione comunista ai Verdi. Tutti erano d’accordo. Decidemmo di acquistare le quote da Gavio – ha proseguito – perchè il Comune di Milano aveva rifiutato la nostra offerta di 270 milioni: facemmo quella operazione che bloccò una scalata di Gavio, il quale offrì 7,5 euro ad azione alla Camera di commercio e ben 10 euro al Comune, che rifiutò».

All’epoca, oltre alle perplessità dell’allora sindaco di Milano Gabriele Albertini, l’operazione Serravalle sollevò anche quelle del Comitato pro Monza e Brianza Provincia, presieduto all’epoca dall’avvocato Raffaele Della Valle, che aveva inoltrato due diffide, rimaste però inascoltate. Sei anni fa, infatti, era in corso il passaggio di competenze, e di risorse, dalla Provincia di Milano a quella costituenda di Monza.

 Ma oltre a Penati, si è difeso anche il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini che, difeso dall’avvocato monzese Attilio Villa, ha annunciato querele contro l’imprenditore Piero Di Caterina, che lo ha pubblicamente accusato ai microfoni di Lucia Annunziata in Rai. «La parte di Oldrini è quella che caratterizza maggiormente quello che chiamo sistema Sesto, perchè nell’era Oldrini, per essere in condizione di lavorare, bisogna entrare in un sistema di corruzione molto complesso», ha detto Di Caterina.

Nel frattempo il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dall’architetto monzese Marco Magni, difeso dagli avvocati Luigi Peronetti e Norberto Argento, intenzionati a presentare ricorso in Cassazione. L’architetto, peraltro, verrà interrogato oggi in carcere.

L’inchiesta monzese, infine, potrebbe incrociarsi addirittura con quella barese sull’imprenditore Gianpaolo Tarantini, nella quale compare il nome di un imprenditore immobiliare pugliese che avrebbe finanziato generosamente Penati.
Federico Berni