Penati e Serravalle, Comitato pro Monza presentò due diffide

Nel 2005, il Comitato pro Monza e Brianza Provincia lo aveva già detto: l'operazione Serravalle incideva sulla ripartizione delle risorse per la costituenda Provincia. E aveva presentato due diffide, rimaste però lettera morta.
Penati e Serravalle, Comitato pro Monza presentò due diffide

Monza – Nel 2005, il Comitato pro Monza e Brianza Provincia lo aveva già detto: l’operazione Serravalle, incideva sulla ripartizione delle risorse per la costituenda provincia. «Avevamo presentato due diffide alle autorità, io, in qualità di presidente del comitato, assieme all’avvocato Maurizio Boifava, segnalando la pericolosità dell’operazione, ma sono rimaste lettera morta», ricorda oggi Raffaele Della Valle.
Sarà che ama definirsi un “pm brianzolo”, ma ora il sostituto procuratore Walter Mapelli vuole far luce a tutti i costi su cosa si celava dietro l’acquisto del 15% delle azioni della Società autostrade Milano Serravalle, operato dalla Provincia di Milano, allora presieduta da Filippo Penati, oggi indagato per corruzione, dal gruppo Gavio. Anche perché, secondo il comitato, quell’azione incideva negativamente sulla ripartizione delle risorse che sarebbero dovute confluire nelle casse della nuova provincia brianzola (all’epoca infatti era in atto la “scissione” da Milano). E se gli inquirenti sono convinti che le mazzette “girate” alla politica si nascondano proprio nel sovrapprezzo delle azioni, ora le indagini si spostano in Svizzera. Grazie alla vendita della quota di Serravalle, il gruppo Gavio (con sede a Tortona) incamerò 240 milioni, con una plusvalenza di 180. Soldi pubblici che finirono alle società del gruppo. Alla Astm (autostrada Torino Milano), per esempio, 37 milioni. Di questi, 7 milioni risultano investiti nell’acquisto di azioni di altre società del gruppo. Quindici nell’acquisizione di azioni Generali e gli altri 15 per la distribuzione dei dividendi tra gli azionisti. Poco più di cento milioni (103 per la precisione) finirono a Satap (autostrade Torino Piacenza): 35 e 15 a Banca di Roma e Banca Popolare Italiana (forse per il rimborso di prestiti, ipotizzano gli inquirenti), il resto ancora nella distribuzione dei dividendi.
Sembra, dunque, che parte di questi dividendi siano transitati su conti svizzeri, secondo le prime risultanze investigative, tanto che la procura di Monza è intenzionata a chiedere un’altra rogatoria alle autorità elvetiche oltre a quella già ottenuta per cercare parte della maxi-tangente di quattro miliardi di vecchie lire che sarebbe stata pagata in relazione alla vicenda ex Falck. E ancora in Svizzera si concentrano le indagini sulla Getraco, la società in cui sono confluiti i capitali di Marco Magni, l’architetto monzese arrestato ad agosto in carcere, in attesa della decisione del tribunale del Riesame sulla richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi difensori.
Federico Berni