Pedemontana: le scelte di RomaLa diossina frena l’autostrada

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La diossina ferma Pedemontana. In cima alle prescrizioni del ministero dei trasporti consegnate al Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, c’è proprio la questione della tcdd sprigionatasi trent’anni fa da uno dei reattori dell’Icmesa. In particolare, il Cipe ha richiesto a Pedemontana spa di realizzare ulteriori indagini dettagliate sui terreni interessati da contaminazione da diossina in quanto, dalle indagini preliminari per la verifica della concentrazione residua, sono stati riscontrati superamenti dei valori limite. Quindi l’intero progetto deve essere rivisto, dato che l’interconnessione di Pedemontana con la Milano-Meda, nella stesura ancor oggi valida, prevede l’apertura di un cantiere proprio all’interno del Bosco delle querce, il polmone verde tra Seveso e Meda nato sulle aree contaminate da diossina. In questa zona, prescrive ancora il Cipe, non dovrà essere aperta alcuna area di cantiere: ruspe e camion dovranno operare de localizzate in siti esterni al perimetro dell’area protetta. Una doppia contraddizione, quindi, rispetto a tutte le dichiarazioni ufficiali degli ultimi mesi da parte dei vertici di Pedemontana, che hanno più volte dichiarato come non ci fosse alcun pericolo di smuovere la diossina dalla zona al passaggio del cantiere da Seveso, a meno di una decina di metri dalle grandi vasche in cemento armato che contengono gli strati di terra contaminata e i resti dell’Icmesa.

Cesano e Bovisio – A frenare i progetti di Pedemontana nel territorio al confine tra Cesano Maderno e Bovisio Masciago è invece lo svincolo con la tratta B2. Qui vanno rivisti con particolare attenzione i collegamenti con la viabilità secondaria. La parola d’ordine è funzionalità, per evitare l’utilizzo eccessivo di territorio, ma anche per controllare meglio i flussi di traffico. Nodo fondamentale resta anche il coordinamento tra i lavori per la riqualificazione della tratta ferroviaria Saronno-Seregno e la realizzazione di Pedemontana, per evitare interferenze controproducenti per tutta la zona durante i lavori delle due importanti opere. Le prescrizioni fanno invece tirare un sospiro di sollievo ad una attività di autolavaggio, che rischiava di dove chiudere per il passaggio del nuovo tracciato.

Desio – Cosa prevedono prescrizioni e raccomandazioni per Desio? Quali le osservazioni prese in considerazione nel progetto definitivo della strada? Le prescrizioni sono quelle che ovviamente devono essere eseguite per forza. Riguardano innanzitutto la stazione di servizio prevista al confine con Cesano Maderno, proprio dietro l’ospedale, a ridosso del corpo di pronto soccorso. Il progetto preliminare disegnava un’enorme area di sosta su una superficie di 73 mila metri quadri, capace di ospitare in sosta 50 autocarri e 400 automobili, con due edifici con negozi, sui due lati della strada. Il Cipe, accogliendo la richiesta dell’amministrazione comunale, prescrive di ridurre del 30% l’area di sosta dei veicoli, destinandola a verde. Le compensazioni ambientali intorno a tutte le stazioni di servizio dovranno essere meglio definite. Le prescrizioni continuano con l’imposizione di interventi con opere di mitigazione a verde nelle aree lasciate libere dalla rilocazione della viabilità esistente attorno allo svincolo tra Pedemontana e Valassina, quello definito come ‘il secondo più grande d’Europa’. La vasca di laminazione dovrà essere meglio inserita nel contesto territoriale, ricreandovi intorno un ambiente di valenza naturalistica. Presso lo svincolo e l’area di servizio dovranno essere inseriti degli elementi di demarcazione, dei Landmark, con progetti di architettura del paesaggio. Un’ultima prescrizione riguarda Desio: si deve predisporre un piano congiunto per i due cantieri di Pedemontana e della tramvia Milano Seregno, che dovranno lavorare in collaborazione. E le raccomandazioni? Una è ancora per l’area di servizio: privilegiare l’integrazione con significativi sistemi verdi già esistenti in paesi vicini. E’ il collegamento dei parchi, dunque, che il Cipe raccomanda. Ma soprattutto la salvaguardia delle abitazioni di via Bassi, con lo spostamento del raccordo col nuovo ponte. Ed il mantenimento della strada privata d’accesso alla Strada Comunale per S.Carlo. Queste, per ora, sono solo raccomandazioni. Nelle prossime settimane sarà possibile entrare meglio nel documento dal Cipe. Intanto, gli oltre ottocento proprietari di terreni espropriati (e anche chi semplicemente è interessato a capire ciò che succede) sono sempre in attesa di incontrare i vertici di Pedemontana, coi nuovi politici (il Cda è recentemente saltato ed è stato rifatto) e i tecnici. Magari prima dell’inizio dei lavori, fissato per febbraio 2010. Nessuna tracca, per ora, della richiesta di rimborso presentata dal nostro Comune a Pedemontana: 5 milioni di euro a compensazione del largo utilizzo del territorio.

Vimercatese – La fortuna del Vimercatese è la sua condanna: molto verde da spendere e da sacrificare all’autostrada. Sembrano poche le richieste dei Comuni raccolte dal Cipe per frenare Pedemontana. Niente prescrizioni ma l’invito a limitare il consumo di suolo su Bellusco, dove sarà creata una enorme area di servizio. Poi alcune indicazioni per temperare l’impatto dello svincolo. Di sicuro c’è l’indicazione di ridurre i viadotti sul Molgora da tre a uno, mentre non sembrano esserci molte speranze per il castello di Sulbiate, che vedrà passare la nuova autostrada a poche centinaia di metri e quasi del tutto a raso, senza le gallerie un tempo promesse e poi evaporate nel definitivo. Qualche garanzia per gli abitanti di Velasca di Vimercate e Ruginello, che rischiavano un parziale isolamento. Poche o nessuna speranza per i boschi di Arcore.