Parco del Curone, contro i pozziscatta la protesta anche in Brianza

Besana – La protesta contro i pozzi petroliferi arriva anche nella Brianza monzese. Negli scorsi fine settimana, davanti alle chiese principali di Seregno e di Besana, i volontari del comitato «No al pozzo nel parco del Curone» si sono mobilitati per raccogliere firme a sostegno della petizione che chiede, a Regione Lombardia e al ministero per lo Sviluppo economico, di archiviare la richiesta di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi all’interno del parco del Curone.

Un’iniziativa che ha avuto una grande risposta da parte dei cittadini seregnesi e besanesi: in quasi duemila, infatti, hanno sottoscritto il testo del documento, portando così il numero totale dei firmatari brianzoli a superare quota 15mila sottoscrizioni. «Il successo del nostro comitato è possibile solo grazie al coinvolgimento volontario delle persone – fanno sapere dal Comitato -. In tutti i Comuni del circondario si sono attivati dei cittadini. A livello territoriale operiamo in vari modi: non solo raccolta firme, ma anche informazione».

Il comitato è nato lo scorso maggio, quando i sindaci del Comuni della zona furono contattati da Regione Lombardia per comunicare l’avvio di «una fase preliminare dello studio di impatto ambientale della concessione per la costruzione di un pozzo esplorativo per la ricerca di idrocarburi>». Protagoniste di questa nuova corsa all’oro (nero),una società australiana, la «Po valley operation», e l’italiana Edison gas che hanno presentato il progetto di perforazioni denominato «Barnaga».

Già alla fine degli anni ’90, Agip-Eni, dopo aver effettuato ricerche sulla stessa porzione di territorio, aveva tentato di ottenere l’autorizzazione per un pozzo esplorativo, ma grazie alla forte reazione degli enti locali, del Parco e dei cittadini, il progetto fu bocciato dal Ministero dell’Ambiente nel 2001. Ora la Po Valley ha acquisito gli studi preliminari da Agip-Eni e, con un piano d’investimento di 20 milioni di euro, ha presentato un nuovo progetto su un’area di circa 30 kmq nel parco del Curone.

Le due aree individuate per la perforazione sono la vecchia cava in località Bagaggera e l’ex allevamento bovino, ormai dismesso, in territorio di Olgiate e Rovagnate; il giacimento sarebbe presente ad una profondità  di 3.500 metri.
Davide Perego