Nuova Provincia: come funziona

Nuova Provincia: come funziona

Monza – Provincia, ci siamo. Dopo 31 anni da che se ne incominciò a parlare (al teatrino della Villa Reale in un convegno promosso da questo giornale con il senatore Vittorino Colombo), dopo 19 anni dalle prime proposte di legge a firma dei senatori Umberto Bossi per la Lega e Walter Fontana per la Dc, dopo 5 anni dalla approvazione in Parlamento, sabato 6 e domenica 7 giugno 630.800 elettori di Monza e Brianza voteranno per la prima volta per eleggere il primo presidente e i primi 36 consiglieri della nuova Provincia. Lunedì 8 giugno nel tardo pomeriggio si conosceranno i risultati e, a meno di un ballottaggio previsto per il 20 e 21 giugno, il nuovo ente potrebbe dall’indomani incominciare a «governare». Avendo vissuto mio malgrado l’intero «cammino» dell’idea e dell’istituzione del nuovo ente mi sento di potere almeno immaginare, in questa vigilia la Provincia che vorrei…

Istituzione – E incomincio prendendo a prestito una famosa frase di J. F. Kennedy allorchè diventò presidente degli Stati Uniti nel 1960. Disse Kennedy agli americani: «Non chiedetevi cosa può fare l’America per voi, ma cosa voi potete fare per l’America”. Ora però, per la diffidenza-indifferenza assai diffuse che albergano nelle menti e nei cuori di molti monzesi e brianzoli, e per il fatto che ho sempre inteso la Provincia come un autentico organismo di «servizio» a questo territorio prima ancora che di governo, ribalterei quell’affermazione in questo senso: «Non chiedetevi cosa potete fare voi per la Provincia ma cosa può fare la Provincia per voi». Il che significa che il principio fondante e ispiratore del nuovo ente, che mi auguro sia chiaramente inserito ed evidenziato nello statuto che dovrà essere formulato, è quello di una sussidiarietà piena e totale sia a livello verticale che orizzontale.

Assemblea dei sindaci
– Ne consegue immediatamente che, anche per il ruolo che hanno svolto ai primordi così come nella fase decisiva dell’iter parlamentare e nella stessa «transizione» degli ultimi cinque anni, i Comuni, attraverso i sindaci direttamente eletti dagli stessi cittadini della Provincia, dovranno continuare ad avere un posto di rilievo, costituendo per il tramite dell’assemblea dei primi cittadini una sorta di «senato» con cui presidente e consiglio provinciale possano e debbano consigliarsi periodicamente, e stabilmente, sulle grandi scelte che andranno ad operare sul territorio.

Corpi intermedi – Nondimeno, per la partecipazione attiva e la spinta propulsiva che hanno esercitato in tutti questi anni, le associazioni e gli enti, gli organismi rappresentativi di categoria, dovranno avere un loro preciso ruolo, attraverso forme qualificate di coinvolgimento e consultazione (si è accennato anche di recente ad una sorta di «parlamentino»). La società «organizzata» (lasciando da parte l’abusata aggettivazione «civile»), i corpi intermedi insomma di Monza e Brianza sono una realtà che nel processo di costruzione effettiva del nuovo ente non solo non possono essere misconosciuti ma risultare al contrario molto utili.

Aggregazione – Si tratta infatti di avviare sempre e nuovi processi di aggregazione in un territorio per molte ragioni diviso e frammentato. Salvaguardando autonomie e identità radicate, si tratta di trasformare i campanili in luoghi privilegiati di osservazione più ampia e aperta all’orizzonte e non in torri d’avorio in cui arroccarsi. Molta attenzione in tal senso andrà posta nella traduzione operativa di quel concetto di Provincia «policentrica» che potrebbe rischiare di spezzare in modo irreparabile un territorio che già fatica a trovare coesione. Da questo punto di vista presidente, giunta e consiglio dovranno essere attori e addirittura fautori di un confronto costante e fecondo di idee e di progetti, affinchè in uno spirito di grande libertà espressiva e realizzativa la Provincia sia «partecipata» il più possibile. Sarà questo il primo passo per dimostrare nei fatti ai cittadini che hanno a disposizione un nuovo punto e luogo, anche fisico, di riferimento e coordinamento di tutte le realtà operanti sul territorio.

Organici – In questa ottica sia le spese di funzionamento e rappresentanza, sia gli stessi organici dell’ente e degli uffici periferici dello Stato è auspicabile che siano contenute e razionalizzate secondo criteri di efficienza e di sobrietà economica ed organizzativa. Niente poltronificio e nemmo carrozzone, per intenderci. Non so quanto ciò sarà possibile limitare gli automatismi già in atto di trasferimento del personale dalla Provincia di Milano (oltre 400 persone di cui trecento circa già arrivate), ma ogni contenimento a tal fine realizzato consentirà oltretutto a chi dovrà governare il nuovo ente, presidente e assessori, di poter scegliere, secondo le prescritte normative, il personale necessario non solo per numero ma anche per funzioni.

Giunta – Allo stesso modo la giunta potrebbe essere quantomai contenuta quanto a numero di assessori (cinque possono bastare: bilancio, territorio, affari generali, mobilità, cultura e formazione) da ricercare peraltro sulla base di riconosciute e sperimentate conoscenze ed esperienze e non quale risultante di spartizioni politico-partitiche o peggio ancora, e contare invece sull’apporto di responsabili di altri enti sovracomunali presenti ed operanti sul territorio (Camera di commercio e sindacati, Asl con propria conferenza dei sindaci, futura Prefettura rispettivamente per attività economiche e produttive, welfare, sicurezza) al fine di realizzare una coesione di intenti e di operatività al massimo livello. Particolare non secondario pur se minore l’assoluta rinuncia a qualsiasi auto blu o di qualsivoglia colore ma dello stesso significato.

Sedi – Al di là della pur triste constatazione che la Provincia incomincia ad operare in sedi provvisorie e sparse per la città di Monza, sia quanto a edificio proprio dell’ente che degli uffici periferici dello Stato, mentre il polo istituzionale dell’ex casema IV Novembre di Monza continua ad essere una spianata incolta con edifici previsti ma in ritardo di almeno due anni, sarà utile una riflessione quantomeno sul dimensionamento di talune strutture e sulla localizzazione, laddove non già definita, di altre. Monza è sicuramente il capoluogo della nuova Provincia e come tale ha il diritto-dovere di ospitare i centri nevralgici e decisionali del nuovo ente, ma senza alimentare l’impressione ed ancor meno la realtà di un nuovo «centralismo», soprattutto se burocratico e politico.

Partecipazioni – Il distacco dalla Provincia di Milano, che nei cinque anni trascorsi ha di fatto avviato la piena operatività del nuovo ente, non potrà risolversi senza una definitiva e sostanziale ridiscussione della suddivisione delle quote azionarie e/o di tutte le partecipazioni in società pubblico-private di cui palazzo Isimbardi è parte attiva. A cominciare dall’Asam, la holding assai discussa e che ha significative partecipazioni in società come Serravalle a sua volta socia di Pedemontana che costruirà l’autostrada che attraverserà trasversalmente il territorio. Una ragione in più questa perchè la nuova Provincia abbia la possibilità di sedere non solo ai tavoli istituzionali ma anche a quelli tecnici e decisionali di infrastrutture decisive per il suo territorio di competenza. Lo stesso discorso vale per ogni altra società partecipata.

Cabina di regia – Un ruolo importante e decisivo dovrà essere assunto e svolto dalla Provincia rispetto alle altre istituzioni superiori, dalla Regione al Governo, al Parlamento. Da questo punto di vista l’auspicio è che il presidente possa creare una vera «cabina di regia» con i consiglieri e gli assessori regionali, così come con i parlamentari, che costantemente si riunisca al fine di attivare tutti i necessari rapporti e interventi finalizzati alla realizzazione di uffici, servizi, strutture e infraastrutture per il territorio. Nella prima fase, soprattutto, sarà urgente definire quali uffici dello Stato saranno effettivamente decentrati nella nuova Provincia, così come capire la sorte e il livello operativo di altre strutture già presenti e a rischio di depotenziamento o cancellazione (Ufficio scolastico provinciale, sede provinciale Inps, Agenzie delle entrate).
Luigi Losa