Negozio del fumo, bufera a MonzaGenitori pronti alla raccolta firme

Monza – «Faremo di tutto per far chiudere quel negozio: raccoglieremo le firme, ci rivolgeremo alla Guardia di Finanza e alla Asl». Sono agguerrite le mamme dei ragazzi che frequentano l’istituto delle preziosine, determinate ad abbassare la saracinesca dell’Inferno Giallo, il negozio per fumatori che ha aperto due settimane fa in via Bergamo. Per prima cosa hanno chiesto e ottenuto un incontro con l’assessore al Commercio, Paolo Gargantini, per avere chiarimenti in merito al tipo di licenza concessa al negozio. «L’assessore ci ha detto che non può fare molto per venire incontro a noi genitori ma anche ai commercianti e ai tanti cittadini che non condividono la presenza di un negozio di quel tipo in pieno centro – ha raccontato una delle sei mamme che hanno partecipato all’appuntamento -. Gli articoli che vende il titolare, dalle pipette ai semi di canapa, rientrano a pieno titolo tra la merce che la licenza che ha ottenuto lo autorizza a tenere. Noi però non intendiamo arrenderci».

A sostenere le battaglia dei genitori delle preziosine ci sono anche gli insegnati della scuola, ma non solo. «Intendiamo coinvolgere anche le famiglie dei ragazzi che frequentano gli istituti della zona: l’Olivetti e la Raiberti, ma anche i responsabili dell’oratorio di San Gerardo, del centro sportivo Nei e della palestra Mirtillo, tutti luoghi che si trovano vicino al negozio di via Bergamo, frequentati da ragazzi e giovanissimi», continua una mamma. Del negozio di via Bergamo sono stati informati anche gli uomini della Guardia di Finanza, interpellati dai genitori in protesta sulla scorta di quanto hanno fatto le Fiamme gialle a Cassino, dove una vasta operazione dei militari ha portato alla chiusura di un negozio del tutto simile a quello aperto nel borgo.

«Abbiamo già iniziato a raccogliere le firme tra noi genitori, tra i commercianti e i residenti della zona, che consegneremo poi alla Guardia di Finanza, e se anche questo non sarà sufficiente per far chiudere quel negozio che istiga al consumo di droga, allora ci inventeremo altro». L’asso nella manica si chiama infatti Asl. «Esistono ferree leggi che regolamentano l’apertura di un negozio, e basta che anche solo alcune non vengano rispettate perché la Asl provveda ad abbassare la saracinesca. Capita continuamente e questa potrebbe essere anche l’occasione ideale», spiegano i commercianti solidali con i genitori. La battaglia quindi continua, in attesa che il Comune, la Guardia di Finanza e la Asl provvedano a fare i controlli del caso.
Sarah Valtolina