Monza va a ritmo di LiverpoolEcco i Beatles in chiave Brianza

I colori del rock in «Flashimago»Mostra fotografica a Carnate

Monza – La storia vuole che John Lennon e Paul McCartney abbiano scritto la più psichedelica delle loro canzoni “Lucy in the sky with diamonds” inserendo celate (ma neanche poi tanto) allusioni all’Lsd, la droga più in voga negli anni Sessanta. Quarantatre anni dopo la reinterpretazione in chiave brianzola suona così: “Luzia in volt al cile coj diamant”. Niente droghe ma un robusto bicchiere di vino e al posto del fiume raccontato dai Beatles il Lambro, l’effetto è comunque allucinogeno. Forse blasfemia per i puristi dei Fab Four, ma l’operazione è di un beatlesiano doc, Renato Ornaghi, autore di “Praa de magioster per semper”, plaquette edita dall’Opificio monzese delle pietre dure.

Un’operazione letteraria nata grazie alla collaborazione di uno dei cultori più genuini della lingua dialettale: Francesco “Scigula” Magni, chansonnier per eccellenza del brianzolo. Sedici canzoni tratte dal primo repertorio dei quattro di Liverpool tradotte e reinterpretate in dialetto. Tre mesi di lavoro e tanta, tantissima passione per la Brianza “come stato d’animo”, come ha scritto nella prima pagina del libro, disponibile contattando il sito dell’Opificio (www.opificio.splinder.com).

Quella che ha spinto Ornaghi, 49 anni di Monticello, sposato padre di tre figli, amministratore unico della Energy Saving con il pallino per il dialetto e per i Beatles. Una traduzione non sempre letterale, dettata a volte più dal gusto tutto musicale per le assonanze. E allora “Ticket to ride” diventa “Tì che te tacchet”, il celebre scioglilingua per verificare la genuina provenienza lombarda, o ancora il matto raccontato nel “The fool on the hill” ricompare in “El matt de Mombell”, omaggio ai pazienti del vecchio ospedale psichiatrico di Mombello. E poi ci sono le fragole, le “magioster” del titolo. «È una di quelle parole del dialetto che amo di più, mi rimandano alla mia infanzia. Sono le stesse fragole raccontate in “Strawberry fields forever”, quel prato dell’orfanotrofio di Liverpool dove il piccolo Lennon andava a giocare. Le fragole sono i nostri ricordi, il campo è la vita dove noi andiamo a coglierle», racconta.

Per amore dei Quattro e del dialetto Ornaghi è entrato in sala di registrazione per la prima volta in vita sua, cantando i brani tradotti sulle basi originali. «Di questo lavoro ne ho fatte un centinaio di copie per gli amici, ma piacerebbe, una volta risolti i problemi burocratici legati ai diritti d’autore, fare un vero e proprio disco, coinvolgendo Magni». Come John e Paul.
Sarah Valtolina