Monza, sottrasse figlio a maritoAssolta, l’accusa ora si ribalta

Monza – Era accusata di sottrazione del figlio minore. Ma il tribunale ha ribaltato le parti: per lei, una donna monzese figlia di facoltosi imprenditori della zona, assoluzione; per lui, un impiegato di 41 anni, la trasmissione degli atti in procura, per indagare sui reati di maltrattamenti in famiglia nei confronti del figlio di 10 anni e di violenza sessuale verso la moglie. Quest’ultima, da imputata, diventa insomma potenziale parte offesa. La decisione è stata presa dal giudice Alessandro Rossato, che ha disposto anche l’invio delle carte processuali al tribunale dei minori per “eventuali provvedimenti”, che per l’uomo potrebbero tradursi anche nella perdita della patria potestà. Il processo nasce dall’accusa dell’impiegato, un monzese con un precedente penale per violazione di domicilio, che aveva denunciato la moglie sostenendo che gli aveva portato via il figlioletto di 10 anni. Il dibattimento, tuttavia,ha portato a galla un’altra verità. Questo grazie essenzialmente alla lunga sfilata di testimoni, convocati dall’avvocato Franco Mongiu, difensore della donna. Tra loro anche tre psicologi, che l’hanno avuto in cura in questi anni. Il matrimonio dei due, secondo quanto emerso nel processo, scorreva senza problemi fino a che i genitori della moglie, imprenditori, soddisfacevano le richieste di denaro del genero. Altrimenti, cominciavano i maltrattamenti. Il bambino costretto a stare a lungo chiuso in una stanza buia in castigo; la moglie ricattata e sottoposta, pare, a pratiche sessuali estreme. Se non avesse acconsentito ad appagare le perversioni del marito, questi se la sarebbe presa con il figlio. Uno scenario di vita domestica infernale, insomma, confermato in pieno dalle deposizioni dei tre specialisti che hanno avuto in terapia la quarantenne,tanto che anche il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per la donna per “legittima difesa”.
f. ber.