Monza: sorelle fuggite dalla Libia«Abbandonate dall’Ambasciata»

Monza: sorelle fuggite dalla Libia«Abbandonate dall’Ambasciata»

Monza – Fuggite dall’inferno che sta insanguinando la Libia. Daria e Claudia Zambito sono rientrate a Monza, la scorsa settimana, dopo tre giorni in attesa di informazioni e sostegno dall’Ambasciata che non sono mai arrivati, nella speranza di poter salire sul primo volo e tornare a casa. Le due sorelle, residenti nel quartiere San Giuseppe, si trovavano a Tripoli da due anni per motivi di lavoro.

«Il 17 febbraio è stato ribattezzato il giorno della collera – spiega Daria – dai libici. Sin dalla fine di gennaio su internet si parlava di possibili agitazioni in Libia, ma la situazione era tranquilla, come ci confermavano quotidianamente dall’Ambasciata, anche se i colleghi turchi avevano già ricevuto un avviso di pre-allarme e la loro Ambasciata suggeriva di rientrare in patria. A Tripoli la situazione era tranquilla, poi l’inferno. La domenica dei nostri amici ci hanno consigliato di fare le valige e andare in aeroporto. Non potevamo uscire non avendo il permesso, infatti al check-in non ci hanno fatto partire». Le ragazze sono rimaste nei pressi dell’aeroporto perché considerata una zona sicura mentre nel resto della città iniziavano i primi tafferugli e si sentivano spari. «Così abbiamo trascorso la prima notte in macchina – continua Claudia – cercando di dormire ma era impossibile, c’erano cortei pacifici, che sfilavano. La mattina seguente abbiamo cercato di partire ma persino l’ingresso in aeroporto era impossibile, c’erano persone provenienti da tutto il mondo, molti lavoratori come noi, alcuni turisti. Quindi siamo rientrate in auto sperando di partire il giorno seguente».

Un vero e proprio viaggio della speranza, dopo due notti in strada, chiuse all’interno della automobile, quello di Daria e Claudia. «La mattina del terzo giorno alle sette eravamo in aeroporto – continua Daria – ci siamo messe in attesa, cercando di comunicare con la nostra famiglia ma i cellulari non avevano segnale e internet era bloccato. E’ stato un disastro. L’Ambasciata ci ha contattato per sapere come fosse la situazione, dicendo di prendere un taxi per tornare in centro città, proprio nel cuore delle proteste, per raggiungere l’Ambasciata e ricevere il visto per lasciare la Libia. Viaggio che ci siamo rifiutate di fare visto che di lì a breve sarebbe partito un volo per l’Italia: così con altri abbiamo stilato una sorta di lista dei passeggeri sino a quando siamo riuscite a salire sull’aereo e a tornare a casa. Un grazie va a portoghesi che ci hanno aiutato al contrario degli italiani, mai visti in quei tre giorni. Attualmente siamo in contatto costante con tutti i nostri amici ancora in Libia».
A.S.