Monza, rischiò di perdere i figliPadre denuncia assistenti sociali

Falso in atto pubblico e diffamazione nei confronti di un padre di famiglia, che ha rischiato di perdere la potestà genitoriale per una vicenda finita sul tavolo del Tribunale dei minori. Questa l'accusa contestata a due assistenti sociali monzesi.
Monza, rischiò di perdere i figliPadre denuncia assistenti sociali

Monza – Falso in atto pubblico e diffamazione nei confronti di un padre di famiglia, che ha rischiato di perdere la potestà genitoriale per una vicenda finita sul tavolo del Tribunale dei minori. Questa l’accusa contestata dal sostituto procuratore Flaminio Forieri a due assistenti sociali monzesi, nei confronti delle quali è già stato notificato l’avviso di fine indagini dal pm.

I fatti risalgono al novembre 2009, in un istituto scolastico privato della città. All’epoca, il figlio più piccolo dell’uomo, che di mestiere fa l’impiegato ed è sposato con una dipendente pubblica, aveva manifestato comportamenti “anomali” a sfondo sessuale con una compagna di scuola. Atteggiamenti strani e inequivocabili, per un bambino di soli quattro anni. Per questo motivo, la scuola ha inoltrato una segnalazione alla procura presso il Tribunale dei minori di Milano, che ha aperto un’indagine nei confronti dei genitori. Il procedimento, tuttavia, è stato archiviato nell’ottobre dell’anno successivo, visto che non è emerso nulla di penalmente rilevante e che potesse portare dunque alla decadenza della patria potestà. Naturalmente, per i genitori è stato un periodo di profonda angoscia, fondata sul timore di vedere il figlio più piccolo e il fratello maggiore di 11 anni allontanati dalla casa di famiglia e spostati in una struttura d’accoglienza. Arichiviato il procedimento, però, i due monzesi sono passati al contrattacco. Dopo aver contattato l’avvocato Enrico Colombo, hanno avanzato querela nei confronti delle due assistenti sociali che hanno firmato la relazione presentata al tribunale dei minori. In particolare, la relazione stessa riporterebbe, secondo le accuse, un episodio falso.

Nel documento si affermerebbe che il figlio più grande della coppia, che frequentava lo stesso istituto del fratello, si sarebbe presentato in classe con una “chiavetta” del computer che conteneva immagini oscene, raffiguranti scene di sesso tra una donna e un animale. Sempre nel documento contestato, verrebbe riferito che il papà del bambino sarebbe stato contattato dalla scuola e avrebbe ricondotto il fatto a uno scherzo dei suoi colleghi al lavoro. Nella stessa relazione, però, tali dichiarazioni non sarebbero state nemmeno verbalizzate dalle assistenti sociali. Secondo la versione dell’uomo, al contrario, nella “chiavetta” non c’erano immagini di zoofilia, e nemmeno sarebbe stato mai contattato dalla scuola per una richiesta di chiarimento. La procura di Monza ha sentito sul punto le insegnanti, che avrebbero avvalorato la tesi del papà. Il pm infatti ha concluso le indagini, contestando il falso e la diffamazione. Le indagate hanno chiesto di farsi sentire dal magistrato. Sembra le due sostengano la tesi del malinteso, ma il loro avvocato difensore, più volte contattato al proposito, non ha fornito risposte ufficiali.
Federico Berni