Monza, processo ai pusherma 17 di loro sono irreperibili

Monza – Iniziato il processo a metà banda di spacciatori di via Boccaccio: diciannove imputati, due detenuti nella casa circondariale di via Sanquirico, gli altri diciassette irreperibili. Le indagini che hanno portato a sgominare la banda di pusher nordafricani che alla fine del 2007 avevano creato un mercato a cielo aperto dello spaccio all’ingresso di via Boccaccio della Villa Reale, nel cuore della città, erano state lunghe e complesse. Soprattutto, dopo una prima ondata di arresti, avevano comportato un lungo lavoro da parte degli inquirenti che dovevano contestare a ciascuno spacciatore numerose cessioni di droga riprese dalle telecamere nascoste installate all’epoca dei carabinieri.

Nel periodo necessario a compiere questi complicati riscontri, e formulare dunque il capo d’accusa nei confronti di ciascuno spacciatore, per molti di questi sono scaduti i termini della custodia cautelare. Per altri, invece, la possibilità di sparire è stata data dalla loro condizione di assoluta clandestinità. Ieri, davanti al collegio presieduto dal giudice Italo Ghitti, si è celebrata la prima udienza contro quei pusher che in un modo o nell’altro sono riusciti a sfuggire i provvedimenti della magistratura. Una prima tranche giudiziaria dello spaccio in via Boccaccio era stata peraltro definita a marzo di quest’anno davanti al gup Giovanni Gerosa, che aveva condannato 18 persone (15 patteggiamenti, 3 condanne col rito abbreviato) a pene cha variavano tra i sei mesi e i due anni e due mesi di reclusione. Ieri, invece, l’istruttoria si è aperta con la testimonianza del tenente dei carabinieri Marco D’Aleo, comandante del nucleo operativo radiomobile di Monza. “Avevamo ricevuto numerose segnalazioni da parte di cittadini e gruppi di genitori di studenti dell’istituto d’arte preoccupati per quanto si stava verificando nel controviale di via Boccaccio”.

Visto che la zona era difficile da tenere sotto osservazione, i militari avevano dovuto installare due telecamere nascoste, una all’esterno dei giardini, l’altra all’esterno. “Non senza grande stupore, avevamo notato che la zona si era trasformata in un take-away della droga, come se fosse un fast food; le cessioni avvenivano a clienti che arrivavano a piedi, oppure in macchina, dalla quale non dovevano nemmeno scendere”. I carabinieri erano rimasti inoltre colpiti dal numero di spacciatori attivi in zona, quasi tutti marocchini, e dal numero di cessioni: “gli scambi di droga avvenivano con ritmi impressionanti, anche uno al minuto, da parte di tre uomini contemporaneamente”. Il processo è stato rinviato.
f. ber.