Monza, pedinavano clienti bancae li rapinavano: sette in arresto

Da Scampia a Monza: pendolari in Brianza per rapine, scippi, furti con la tecnica del filo di banca. Un osservatore segue i movimenti del cliente che preleva somme importanti allo sportello. Lo segnala ai complici all'esterno. La banda è stata sgominata dai carabinieri.
Facevano esplodere i bancomatSei arresti, sgominata la banda

Monza – Da Scampia a Monza: pendolari in Brianza per rapine, scippi, furti con la tecnica crminale del filo di banca. Un osservatore segue i movimenti del cliente della banca che preleva somme importanti allo sportello. Lo segnala ai complici all’esterno – una volta con un filo di lana attaccato ai vestiti del malcapitato (da qui l’espressione filo di banca), oggi col telefonino – che lo seguono e colpiscono. Un reato difficile da inquadrare nella sua interezza, perché troppo spesso viene considerato solo nella sua fase finale, come un “semplice” scippo.

Per questo l’indagine condotta dai carabinieri dell’Aliquota operativa della Compagnia di Monza, coordinata dal sostituto procuratore Franca Macchia, assume ancora più importanza. Le ultimi indagini che hanno messo a nudo il fenomeno sono della metà anni ’90, le operazioni “Mina” e “Napoli punto a capo”. E (corsi e ricorsi storici) tre dei sette personaggi raggiunti la scorsa settimana dalle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Claudio Tranquillo, per una ventina di episodi commessi a Monza, Brianza e provincia di Milano, erano coinvolti proprio in quelle indagini. Si tratta di Francesco, Alfredo e Rosaria Monaco, indagati dalla procura di Monza assieme a Luigi Furgiero, Patrizio Nastro (detto O’ Nasone), Giovanni Iuliucci e Gennaro Mastroianni. Di questi sette, cinque sono rinchiusi al carcere di Poggioreale, altri due sono latitanti ricercati. Tutti in qualche modo imparentati fra loro e provenienti dalla stessa zona dell’hinterland napoletano, i carabinieri li definiscono “contigui” ad ambienti della malavita organizzata campana, tanto che due di loro hanno precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso camorristico.

Professionisti, dunque, ma individuati grazie a un grossolano errore commesso proprio da Francesco Monaco, 43 anni, un veterano. Nell’aprile 2010 era stato fermato e arrestato in piazza Trento e Trieste, davanti alla sede di Banca Intesa, per possesso di documenti falsi. Evaso dagli arresti domiciliari, a luglio si trova a Cologno Monzese. Il suo è il ruolo dell’osservatore dentro la banca. Uscendo, però, dimentica il cellulare nella cassetta di sicurezza. Da quell’episodio i carabinieri cominciano faticosamente a ricostruire i movimenti della banda. Si spostano in treno, o in aereo, tra Napoli e la Brianza. Prendono le moto (rubate, o con targhe clonate) al parcheggio universitario dell’ospedale San Raffaele, e girano per le banche del Nord in cerca di vittime.
Federico Berni