Monza, passeggiata nel real parco

Monza – “Nel giorno di martedì 18 corrente (agosto 1840) avranno principio le giornaliere regolari corse delle locomotive a vapore sulla nuova strada ferrata da Milano a Monza”. Con questo avviso la direzione generale della polizia annunciava l’avvio del collegamento ferroviario da Milano a Monza, secondo tratto di strada ferrata inaugurato nella penisola dopo la Napoli-Portici. E’ una rivoluzione per il tempo, ma anche l’inizio per il parco di Monza, realizzato da Napoleone nel 1805, di una nuova epoca. L’epoca delle visite domenicali, delle passeggiate alla scoperta di ville e cascine,delle estati trascorse nel verde del parco. Per questo la deliziosa guida scritta nel 1841 dal fisico Giovanni Antonio Mezzotti, socio onorario dell’Ateneo di Bergamo, rappresenta una prima “guida turistica” per far conoscere ai milanesi il parco regio. Del volume esiste solo una copia, depositata presso la biblioteca civica, ma l’editore monzese Carlo Vittone ha da poco dato alle stampe una copia anastatica (pagine 48, euro7). La lettura scorre veloce, nonostante l’italiano ottocentesco, e, anzi, proprio per questo stile d’antan, offre un gusto nuovo alla storia del parco, anche alla storia meno nota del più grande parco cintato d’Europa. Il volumetto si apre con una breve storia dei comuni adiacenti al parco e cenni biografici degli architetti Canonica e Tazzini “impiegati a questo celebre lavoro” e del Villoresi, per vari anni direttore del parco e dei giardini e creatore della celebre “Rosa modoetiensis”. Il viaggio all’interno del parco parte quindi da cascina Frutteto, da san Fedele e da cascina Bastia, queste ultime teatro di una celebre battaglia tra guelfi e ghibellini tra Marco Visconti e il Duca Galeazzo. Dal San Fedele si passa a villa Mirabellino,un tempo “Villa Augusta” e la celebre collinetta di Vedano dove – si scopre – “sogliono recarsi i Principi a festeggiare la vendemmia”. Di pagina in pagina ecco, tra realtà e leggenda, la storia del Bosco Bello, teatro di una storia d’amore contrastata tra Rosa de Peregalli e Gian Guidotto de’ Lesmi, che nulla ha da invidiare a quella tra Giulietta e Romeo di shakespeariana memoria. Si prosegue il percorso al serraglio de’ cervi, quindi alla chiusa de’ Betari e alla fagianaia reale con il racconto di cacce autunnali dove “ammazzavansi per volta cento lepri e cento fagiani”. Si chiude il viaggio con una sosta al Mirabello, al ponte delle catene e al santuario delle Grazie dove si ritirò il segretario personale di san Carlo Borromeo .
Rosella Redaelli