Monza, parco chiuso anti-bivacchiE l’autosilo rischia di chiudere

Monza, parco chiuso anti-bivacchiE l’autosilo rischia di chiudere

Monza – «Potessi tornare indietro non investirei più nel parcheggio di via Raffaello». A un anno e mezzo dall’apertura del silo dietro al centro sportivo Nei, Luca Multinelli, proprietario della struttura interrata, punta il dito contro l’amministrazione. «Da quando sono stati cintati i giardini sopra il parcheggio, e chiusi durante le ore serali, gli affari sono notevolmente calati». Una situazione che si traduce in una consistente perdita dei guadagni. «Mi auguro che il Comune mi conceda al più presto il permesso per poter realizzare un ingresso al parcheggio anche su via Enrico da Monza, sfruttando lo slargo dove si trova la sede dei sindacati, tra l’ingresso del Nei e via Bergamo».

L’idea infatti è quella di fornire ai clienti del silo un accesso comodo per chi arriva da via Bergamo o dal centro. Da quando è stata recintata l’area verde l’unico modo per raggiungere l’ingresso del parcheggio durante le ore serali (quando il cancello del giardino viene chiuso) è quello di fare il giro del centro sportivo e arrivare fino in via Raffaello, dove si trova l’unico accesso. «L’intervento sarebbe ovviamente a mie spese, e durerebbe al massimo quindici giorni, ma mi occorre il permesso del Comune per poter aprire un cantiere su suolo pubblico», aggiunge Multinelli, che ha già contattato l’assessore alle Opere pubbliche, Osvaldo Mangone. Pronta la risposta del diretto interessato.

«Non ho nulla da obbiettare a questo progetto, perché faciliterebbe l’utilizzo di un parcheggio utile per i cittadini. Ma mi sembra semplicistico pensare che il mancato utilizzo del silo sia da imputare alla recinzione dei giardini. Era inevitabile – continua Mangone – che in una zona simile, dove nonostante i suggerimenti dell’amministrazione, il proprietario ha deciso di non installare alcuna telecamera, si venissero a creare delle situazioni di tensione e disturbo». A luglio, infatti, l’amministrazione ha deciso non solo di recintare il giardino dietro al Nei, ma anche di togliere la pista da skate, trasformata negli ultimi mesi in luogo di ritrovo fino a notte fonda.

«Era nostro dovere intervenire per rispondere alle richieste dei cittadini esasperate dagli schiamazzi e dalle cattive frequentazioni. Ora bisogna pensare a un’opera di riqualificazione di quell’area verde, ma occorre la collaborazione anche del proprietario del parcheggio», spiega Mangone. «Solo la pista da skate mi è costata 30mila euro, e dopo un anno è stata smantellata. È compito dell’amministrazione tutelare la sicurezza, non certo dei privati», replica Multinelli.
Sarah Valtolina