Monza, l’arte verde ai boschetti Festival dei giardini nel weekend

Sedici installazioni di architetti e florovivaisti che non sono semplicemente impianti decorativi: ecco il primo Festival dei giardini, che da venerdì 27 maggio a domenica occuperà i Boschetti reali di Monza.
Monza, l’arte verde ai boschetti Festival dei giardini nel weekend

Monza – Non si tratta di una rassegna florovivaistica. Né di una dimostrazione di bravura di qualche maestro giardiniere. È qualcosa di più: l’idea di presentare una serie di installazioni che hanno molto a che fare con la natura e altrettanto con l’arte perché raccontino, attraverso il verde, anche le possibilità dell’ambiente e il degrado presente. Alessandra Coppa, docente di storia dell’architettura contemporanea al Politecnico di Milano, che ha immaginato il progetto con l’architetto Michela Genghini, è partita da qui: un Festival dei giardini, sul modello di alcuni esempi europei mai replicati in Italia, per restituire uno spazio urbano fondamentale attraverso nuovi occhi.

«Quindi non un lavoro puramente ornamentale – aggiunge Coppa – ma installazioni concettuali realizzate in altrettanti giardini lungo una direttrice chiave di Monza, quel corridoio che dal parco della Villa reale va diritto verso il centro». Mettendo in evidenza le criticità dell’ambiente circostante e facendolo attraverso l’uso di materiali differenti, compresi quelli di riciclo, in un’ottica comunque effimera: per quanto belli saranno, svaniranno con la chiusura del festival, domenica prossima.

In tutto, sedici installazioni – con un titolo – che associano un architetto o uno studio di architettura a un’impresa flovivaistica del territorio: “Formalità” di Tratto verde (con Stile verde), “Il giardino letterario” di Studio 12 (con la Scuola agraria del parco), “Giostra aromatica” di Insquadra design (con Floricoltura Longoni), “Accademia: il giardino sacro di Platone” di Antologia, “Pm10 garden. Il giardino delle polveri sottili” di Total Tools di Giulio Ceppi (con Martino Saini), “Verso la quiete” di Fukushima (con Piccin Bonsai), “City leaves” di Marina D’Alba (con Erbavoglio), “Labirinto urbano” di Luigi Ferrario (con Vivai Borromeo), “seveEn space” di Sabina Antonini (con l’azienda agricola Licia Villa), “Bamboo block garden – vert-à-porter” di Mauricio Cardenas (con Saldini), “Il giardino, un viaggio tra scoperta e stupore” di Marica Moro (con Edilgreen), “Così è se vi pare” dello studio Luca Mazzola & Stefano Bassani e di Maurizio Riva (con Riva Giardini), “Dietro le quinte: il giardino dei sensi” di Assostudio e Annamaria Mazzola (con Landscape solution), “Bamboo island” di Portalupi Bosisio (con Alberto Dell’Orto), “Il giardino dei cuori reali” di Tanzi architetti (con Agridea), “Dal verde una risorsa per il verde” di Francesca Oggionni (con Fortuna).

Qualche esempio? Il giardino letterario che avvolge una libreria con ulivi ed erbe aromatiche mediterranee per creare spazi differenti, di riflessione e di socializzazione, oppure il giardino sacro di Platone, la riscoperta dell’accademia ateniese con la cattedra per l’oratore e gli spalti per ascoltarlo. E ancora: la carta salva-aria del Pm 10 garden che pulisce l’atmosfera dalle polveri sottili con le latifoglie e la loro funzione fotocatalitica, oppure l’ispirazione zen di Fukushima che restituisce il paesaggio giapponese di ponti, pietre, ghiaia e sabbia, le architetture del labirinto urbano come i sogni e le sorprese ideate da Marica Moro. E per chi vuole fare i conti con i sensi e le sensazioni, tra i tanti progetti, quello di Assostudio e Mazzola che offre «un’astrazione dal contesto urbano» unendo musica e natura, profumi e parole, e quello di Tanzi che mira al cuore: dove proprio i cuori dipinti «fioriscono nel percorso erboso segnando la presenza di una comunità radicata nelle piccole azioni quotidiane che giorno dopo giorno rendono la città sostenibile».
Massimiliano Rossin