Monza, la Cassazione ha decisoUccise la moglie: ergastolo

Monza, la Cassazione ha decisoUccise la moglie: ergastolo

Monza – La Corte di Cassazione ha deciso: ergastolo. I giudici supremi hanno dunque confermato le sentenze di primo e secondo grando emesse nei confronti di Nazzareno Caporali per l’omicidio della moglie Lorena Radice, manager dell’azienda di famiglie di eliche, madre di due figli, trovata senza vita la mattina del 26 dicembre 2006 dal figlio di soli nove anni, a letto, con un sacchetto calato sulla testa e stretto al collo da due elastici. Un omicidio premeditato, come stabilito nei due gradi di giudizio che hanno preceduto il processo di ieri in Corte di Cassazione (la quale ha riconosciuto la premeditazione), perpetrato dal marito oggi 49enne della vittima, detenuto al carcere milanese di Opera dove deve scontare la condanna all’ergastolo pronunciata il 7 gennaio 2009 dai giudici della Corte d’Assise di Monza (presidente Italo Ghitti, giudice a latere Patrizia Gallucci) e confermata un anno in Appello.
La Cassazione, che ha emesso la sentenza nel tardo pomeriggio di ieri, ha sostanzialmente ribadito la validità dell’impianto accusatorio, confermando la condanna al carcere a vita. Il broker di origini livornesi, laureato alla Bocconi, è stato riconosciuto colpevole di aver soffocato la moglie al culmine di un violento scontro fisico. La donna, il giorno di Natale 2006, aveva scoperto le prove del tradimento del marito con un’altra donna. La coppia aveva avuto un figlio naturale, aveva adottato una bambina e aveva avanzato richiesta per una nuova adozione, anche se il rapporto era ormai logoro. Ed ecco il piano di Caporali: far scoprire alla moglie tracce della sua relazione parallela, ucciderla la notte di Natale e mettere in scena il suicidio calandole il sacchetto sul capo, consapevole che l’indomani mattina il figlio sarebbe andato a svegliare la mamma, come era solito fare.
«Una scelta perversa; il suo ulteriore delitto», hanno scritto i giudici di Monza nelle motivazioni della sentenza di primo grado. Il movente? «Non perdere i privilegi legati al matrimonio con Lorena», che proveniva da una solida famiglia di imprenditori monzesi. «Mia moglie si è suicidata», ha sempre incrollabilmente sostenuto l’uomo, sia in tribunale, che davanti alle telecamere Rai, quando venne intervistato da Franca Leosini nel programma “Storie maledette”.
I gidici di Cassazione hanno anche deciso la revoca della patria potestà: i due figli di Caporali e Lorena Radice restano affidati ai nonni materni.
Federico Berni