Monza, indagini sul caso BoffoEcco le due ipotesi di reato

Monza, indagini sul caso BoffoEcco le due ipotesi di reato

Monza – La Procura di Monza indaga sul «caso Boffo». I magistrati di piazza Garibaldi hanno acquisito l’esposto presentato a Roma dal leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, nel quale si chiede alle Procure di Monza e Terni di far luce sulle accuse pubblicate dal quotidiano «il Giornale» nei confronti di Dino Boffo, ormai ex direttore del quotidiano cattolico «Avvenire».

Le ipotesi di reato per il momento sono quelle di falso e accesso abusivo al sistema informatico della Giustizia. Falso perchè si sospetta che il certificato penale di Boffo finito al quotidiano possa essere stato confezionato per l’occasione. Quello che c’è scritto relativamente al decreto penale per le molestie telefoniche è vero, ma il documento in quanto tale potrebbe non essere originale, ma assemblato appositamente dandogli una parvenza di regolarità. L’ipotesi di accesso abusivo al sistema informatico deriva invece da una constatazione: il decreto di condanna di Boffo, per quanto vero, non dovrebbe comparire su un normale certificato penale. Può comparire, invece, su un documento ad uso della pubblica amministrazione, in questo caso dei magistrati, della polizia giudiziaria. Quello divulgato apparterrebbe alla seconda categoria e quindi viene da chiedersi chi abbia potuto accedere allo stesso.

Il giornale della famiglia Berlusconi ha riferito di un decreto penale che condannò Boffo, nel 2004, a pagare una ammenda per molestie telefoniche nei confronti di una ragazza di Terni. La giovane è stata importunata pesantemente utilizzando una utenza telefonica che faceva riferimento proprio all’allora direttore di «Avvenire». Chiamate con tanto di ingiurie, nelle quali si alludeva ai rapporti sessuali tra la donna e il suo fidanzato.

Un episodio già di per sè grave raccontato da «il Giornale» riportando anche una informativa anonima, non inserita, secondo quanto precisato dalla magistratura di Terni, nel fascicolo processuale, nella quale si parla di Boffo come un noto omosessuale. Sullo sfondo della vicenda ci sarebbe, secondo questa versione, una presunta relazione tra il giornalista e il fidanzato della ragazza. Boffo ha smentito questa ricostruzione, sostenendo di avere conciliato con i giudici una pena per non mettere nei guai l’effettivo autore delle chiamate, un giovane tossicodipendente. L’esposto di Di Pietro è finito anche al Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica che controlla i servizi segreti.

Monza è competente a indagare poichè «il Giornale» viene stampato a Paderno Dugnano, nella giurisdizione del Tribunale brianzolo. Per questo se, come sembra, Boffo presenterà querela contro «il Giornale» lo farà a Monza. Le Procure di Monza (dove il fascicolo è stato affidato al pm Caterina Trentini) e Terni si muoveranno di comune accordo.
Paolo Rossetti