Monza, il San Gerardo ci ripensaCancellato l’ospedale dei bambini

Nei progetti ancora top secret per la ristrutturazione del centro ospedaliero e universitario risulta cassato l'edificio che avrebbe dovuto accogliere la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma. L'appello di Giovanni Verga.
Monza, il San Gerardo ci ripensaCancellato l’ospedale dei bambini

Monza – Puff, e l’ospedale è svanito. Non il San Gerardo, certo: sarebbe impensabile. Ma l’ospedale dei bambini sì, quello della fondazione Monza Brianza per il bambino e la sua mamma: svanito come progetto a sé stante, una lettura monzese in chiave internazionale delle cure per tutta la sfera materno-infantile, le stesse che hanno reso celebre dagli anni Ottanta in poi Monza in tutto il mondo. L’ematologia pediatrica di Giuseppe Masera, l’ostetricia-ginecologia di Costantino Mangioni, poi la crescente neonatologia di Polo Tagliabue. Puff, spariti. Beninteso: esisteranno ancora come servizi, come oggi, affidati alla fondazione. Ma niente ospedale indipendente, davanti o sopra gli edifici del Nuovo. Semplicemente perché è sparito l’edificio che avrebbe dovuto ospitarlo.

Un passo indietro, anzi due: nel 2005 nasce la fondazione Monza Brianza per il bambino e la sua mamma, un progetto unico e innovativo che crea una fondazione pubblico-privato per gestire l’intero comparto-materno infantile del San Gerardo con strumenti privati e intenzioni pubbliche. La costituiscono il Comitato Maria Letizia Verga, la Fondazione Tettamanti- De Marchi e l’azienda ospedaliera San Gerardo stessa. Era direttore Ambrogio Bertoglio e la prima ipotesi era di costruire un edificio sopra l’avancorpo per darle una casa propria.

Poi quel piano evapora. «L’avancorpo non regge una sovrastruttura» si dice intorno al 2008 e quindi ne nasce un altro progetto, sudato, che con direttore genrale Giuseppe Spata trova sostanza: quella sostanza è un altro edificio, questa volta anteriore all’avancorpo, che lo scorso ottobre è stato presentato in Villa reale insieme al progetto da 220 milioni di euro che sarebbe dovuto andare in appalto in primavera. Ora: non solo il progetto non è andato in appalto, ma è scomparso anche l’edificio, da quanto si apprende.

La nuova direzione, quella affidata a Francesco Beretta come successore di Giuseppe Spata (che aveva appoggiato il progetto di ottobre) sta rivedendo i piani. O meglio: un mese fa, ad aprile, ha chiamato la Fondazione Mbbm per presentare il nuovo piano. Lì, l’edificio, non c’è più. Fino a due mesi prima c’era, tanto è vero che era stata sollecitata la progettazione esecutiva da parte del privato, poi addio. Ora nei piani del San Gerardo ci sarebbe un progetto di ristrutturazione da 207 milioni di euro (già, duecentosettemilionidieuro) che prevede un solo edificio davanti all’avancorpo, che accoglierà un giorno (chissà quale) gli ambulatori e altri servizi e intanto ospiterà a rotazione i reparti che entreranno in ristrutturazione dai blocchi A, B, C. In un periodo previsto di otto, forse dieci anni. Proprio così: ottodieci anni per mettere mano al monoblocco e ristrutturarlo, facendone alla fine un ospedale nuovo in non si sa cosa. Dieci anni di impalcature, lavori, reparti traslocati fuori e ritraslocati dentro. È questo in sei mesi quello cui è stato ridotto il progetto di rilancio strutturale dell’ospedale di Monza?

La Fondazione Mbbm, che è quella che importa in questo momento, aspetta. Aspetta che le si chieda esattamente cosa si vuole da lei. A oggi scomparirebbe l’ospedale internazionale dei bambini, previsto di fronte, per digerire all’interno del monobolocco il comparto materno-infantile – per quanto se ne sa – distribuito in vari piani e in vari settori. Alla fondazione si chiede di partecipare alle spese – riferisce Giovanni Verga, presidente della fondazione stessa – anche se non si sa in quale misura e per cosa. Settimana scorsa il direttore generale del San Gerardo, Francesco Beretta, in carica da gennaio e alle prese con le revisioni dei progetti, ha detto solo che entro fine giugno si saprà quali sono le sue intenzioni. Monza aspetta di scoprirlo. Giovanni Verga, che prima della fondazione aveva creato il Comitato Verga, dice solo: «Noi speriamo ancora di fare l’ospedale davanti all’avancorpo. Altri ipotesi? Ci stiamo, forse. Vediamo».
Massimiliano Rossin