Monza, falso sacerdote fornivapermessi a extracee: arrestato

Monza – Nelle comunità straniere lo consideravano il classico buon samaritano. «Hai bisogno di un permesso di soggiorno? Vai da padre Massimo, lui ti aiuta a restare in Italia». E padre Massimo una mano la dava. Peccato che non era prete e non prestava il suo aiuto gratuitamente. Almeno secondo gli agenti della squadra mobile della questura di Como, che hanno fatto scattare le manette ai polsi di Massimo Angelo Girelli, 59enne fondatore in un paio di cooperative e di altre due società che sulla carta erano imprese di pulizie, ma che secondo gli inquirenti servivano solo per sfornare buste paga, lettere di assunzioni fittizie e tutta quella documentazione necessaria da allegare alle richieste di permesso di soggiorno. Centinaia di autorizzazioni a rimanere in Italia sarebbero state concesse dalle questure di Como, Lecco, Varese, Monza, Bergamo, ma anche in Piemonte, Valle d’Asta, Trentino, grazie alla documentazione fornita dal finto sacerdote. I Serpico comaschi lo hanno bloccato nella sua abitazione di via Sella a Monza, tra altari, crocifissi e vestiti scuri con tanto di colletto rigido. Pesante la collezione di accuse ipotizzate a suo carico: favoreggiamento della permanenza di clandestini, falso, false dichiarazioni a pubblico ufficiale, sostituzione di persona. L’inchiesta è scattata da una segnalazione giunta dalla Prefettura di Como, che ha notato come davvero troppe pratiche di regolarizzazione arrivassero sempre dalle stesse cooperative o società: la “5 S piccola società cooperativa”, la “Euroxogen servizi integrati srl”, la “Piccola società cooperativa sociale arl padre Massimo”, tanto per non lasciar spazio ai dubbi. Da qui la segnalazione alla questura e le indagini, che oltre all’arresto hanno portato a diverse perquisizioni nelle province di Bergamo, Monza, Milano e Udine. Nel registro degli indagati sono finite almeno altre tre persone: soci e amministratori di due imprese di pulizia milanese e un cingalese residente in provincia di Bergamo. Secondo gli investigatori, la florida attività del signor Girelli – che tutti i vicini di casa credevano veramente un prete – sarebbe iniziata addirittura nel lontano 1994. E proseguita, indisturbata, per quasi sedici anni. Nella sola Como i permessi di soggiorno bollati come irregolari dalla squadra mobile, perché concessi sulla scorta degli atti del 59enne monzese, sarebbero quasi duecento. Nella sua abitazione i poliziotti lariani hanno trovato un’intera libreria piena di faldoni e quaderni ad anelli in cui, con ordine maniacale, erano contenute le buste paga, le lettere di assunzione, le carte societarie che – è facile supporre – la procura di Como (pm Meliota) userà contro Girelli. Il quale, nei prossimi giorni, sarà interrogato in carcere dal gip Nicoletta Cremona. Chissà se, da aspirante sacerdote, sceglierà se chiedere l’assoluzione o confessare.