Monza e l’anniversario dell’Unità«Salvate le statue di Garibaldi»

Monza e il 150esimo di Italia unitaCinque mesi d’iniziative e progetti

Monza – La storia inizia lì: da un giorno di giugno del 1886 in cui i monzesi inaugurarono la loro statua di Garibaldi, a quattro dalla scomparsa dell’eroe dei due mondi, l’uomo a cui si doveva gran parte dell’unità nazionale. Un monumento in marmo di Carrara, scelto attraverso un concorso, realizzato da Ernesto Bazzaro, vicino alla Scapigliatura milanese. È lì che la storia finisce: su quell’eroe in pietra dimenticato nel cortile della scuola Olivetti. Sporco, digerito dal secolo, senza più un braccio. Per celebrare i 150 anni dell’unità nazionale l’Associazione mazziniana ha un progetto, restaurare quella statua e ripulire anche la sua copia, al centro dei boschetti reali, in bronzo. Qualche decina di migliaia di euro necessari, un appello al Comune, ai cittadini, a chiunque sia disposto a riconoscere il senso della nazione o soltanto un pezzo della storia di Monza.

Le iniziative – È il progetto dei mazziniani, che sono parte integrante del comitato spontaneo per le celebrazioni dell’unità italiana, la somma di diverse associazioni e realtà monzesi che da tempo – fino a due anni – lavorano a un programma di appuntamenti anche per la città di Teodelinda. Presidenti l’ex sindaco Pierfranco Bertazzini e Vittorio Bellini. Il calendario è ancora in fase di definizione ma l’appuntamento di apertura è fissato per il 19 febbraio, in sala Maddalena, ovvero il giorno successivo alla data della prima assemblea ufficiale del parlamento italiano, sempre nel 1861: «Sarà un convegno – racconta Gianna Parri, presidente dei mazziniani – dedicato a tutte le strade che portano all’unità: una lettura delle varie e diverse culture politiche che hanno contribuito alla nascita della nazione e allo sviluppo politico successivo, ovvero la matrice repubblicana e quella liberale, il federalismo e il cattolicesimo, il socialismo». Con nomi di primo piano degli studi risorgimentali e con Annita Garibaldi Jallet, la bisnipote dell’uomo di Caprera: figlia di Sante Garibaldi, a sua volta figlio di Ricciotti, quarto e ultimo nato da Giuseppe e Anita.

La mostra di documenti – Già definito, tranne che nella data, anche il contributo diretto del Comune di Monza, che oltre ad avere messo a disposizione gli spazi e 30mila euro per l’organizzazione degli eventi, sta preparando una mostra dedicata alla fase risorgimentale della storia italiana. «Sarà messo per la prima volta in mostra tutto il materiale cartaceo originale conservato dagli archivi e dai musei civici – racconta l’assessore Alfonso Di Lio – e sarà la prima volta che saranno resi disponibili al pubblico insieme, in modo organico». La mostra – curata da Giustino Pasciuti e Dario Porta, il direttore del sistema bibliotecario e il conservatore dei musei civici – sarà a marzo, il mese in cui sono previste le celebrazioni ufficiali nazionali.

I monumenti – Rimangono i due eroi dei due mondi: le statue. «Un progetto c’è già – assicura Parri – mancano i finanziamenti, per i quali sono stati fatti i primi passi. Le statue molto ammalorate, in particolare quella in marmo. È necessario intervenire, ed è necessario che il Comune sostenga l’iniziativa». La prima è del 1886, quattro anni dopo la morte. Era stata in piazza Garibaldi fino al termine dell’800, poi il suo progressivo degrado aveva spinto a realizzarne una copia in bronzo. Nel 1934, con la costruzione del tribunale, quest’ultima è stata spostata ai boschetti. L’originale era finito nei magazzini e solo di recente trasferito nel cortile della scuola Olivetti. Dove si trova ora, provata da centoventicinque anni di vita.
Massimiliano Rossin