Monza, crac Barassi: due in cellaper bancarotta fraudolenta

Il loro scopo era «portare a casa la filigrana». Prima di incamerare il bottino, però, sono arrivati i militari della Guardia di Finanza, che hanno eseguito due arresti. Le misure sono state chieste nell'ambito delle indagini per bancarotta della “Barassi costruzioni".
Monza, crac Barassi: due in cellaper bancarotta fraudolenta

Monza – Il loro scopo era uno solo, «portare a casa la filigrana». Prima di incamerare il bottino, però, sono arrivati i militari della Guardia di Finanza che la scorsa settimana hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Bortone, avvocato, 50 anni, e Luigi Antonio Caputo, 62 anni, residente in provincia di Varese. Le misure, concesse dal gip del tribunale brianzolo, sono state chieste dal sostituto procuratore Donata Costa nell’ambito delle indagini per bancarotta della “Barassi costruzioni edili Spa”, storica società monzese. A chiedere il fallimento della Barassi, nel dicembre scorso, era stata la stessa procura, forte delle istanze di diversi creditori. Un mese dopo, i legali della società presentavano querela nei confronti dell’avvocato Bortone, personaggio che agiva assieme a Caputo e a un altro indagato per conto della “Eurocredit Service”, società con sede a Londra. I tre avrebbero manifestato l’intenzione di acquisire il patrimonio immobiliare del Gruppo Barassi, spogliato dei suoi beni attraverso la cessione delle partecipazioni nelle società “Immobiliare San Bernardino”, “Modoetia Costruzioni” e “Brs Sviluppo”. In questo modo, avrebbero fornito la liquidità necessaria per permettere il concordato preventivo. In realtà, per la Finanza lo scopo dei tre era ben altro.

Secondo le accuse, infatti, le due persone raggiunte dai provvedimenti restrittivi, in concorso con altri indagati, attraverso la cessione delle quote delle tre controllate alla società di diritto inglese, gestita personalmente dall’avvocato Bortone, avrebbero di fatto privato la “Barassi Spa” del suo patrimonio, rendendo così impossibile la liquidazione della società. Sempre stando ai reati ipotizzati dalla magistratura e dalle Fiamme Gialle, lo scopo era evidentemente quello di sottrarre il consistente patrimonio immobiliare delle tre controllate, per un valore di circa 20 milioni di euro. Eloquente sarebbe la frase intercettata nelle conversazioni tra indagati, in cui si usano espressioni come «pensare solo a portare a casa la filigrana». A evitare che il patrimonio della Barassi finisse nelle casse della londinese “Euroservice”, con buona pace dei creditori, è intervenuto il sequestro preventivo d’urgenza delle quote delle società. Durante le perquisizioni, Caputo si sarebbe nascosto sul balcone di casa, facendo dire alla moglie che si erano separati. L’uomo non presenterebbe dichiarazione dei redditi dal 1997. L’avvocato Bortone, invece, ha esercitato la professione lavorando quasi esclusivamente per Attilio Barassi, nella cui società aveva l’ufficio, oltre alla disponibilità di uno studio legale a Roma. Le misure sono state chieste sulla base del pericolo di reiterazione del reato e di una «spiccata pericolosità sociale».
Federico Berni