Monza, caso Radice, Caporalipresenta ricorso in appello

Monza – Si è sempre dichiarato innocente, e ora cercherà di dimostrarlo ai giudici della Corte d’Appello. I legali di Nazareno Caporali, gli avvocati Raffele Della Valle e Donatella Rapetti, hanno presentato nei giorni scorsi un ricorso di oltre duecento pagine contro la decisione presa in primo grado dalla Corte d’Assise di Monza, che a gennaio avevea condannato il 47eanne broker finanziario all’ergastolo. L’accusa era di aver soffocato la moglie Lorena Radice, 45 anni, manager nell’omonima azienda di eliche, e aver inscenato il suicidio della stessa coprendole il capo con un sacchetto di plastica, chiuso da due elastici.

I difensori non si sbilanciano sui motivi del ricorso, spendendo poche parole solo per ricordare il “dramma di Nazareno, disperato perché non è mai più riuscito a vedere i figli”. L’uomo era stato arrestato durante l’estate del 2007 all’Isola del Giglio, dove si trovava in villeggiatura coi figli, prelevato dai carabinieri del nucleo investigativo di Monza. Dalla casa circondariale di Monza, è stato poi trasferito al carcere di opera. Il corpo di Lorena venne trovato la mattina di Santo Stefano del 2006 dal più grande dei due figli.

Un reato “feroce” scrivono nelle motivazioni della sentenza i magistrati della Corte d’Assise di Monza: “l’ulteriore delitto commesso da Caporali, è stato aver fatto scoprire volontariamente il corpo della madre al figlio”, e l’aver scelto il giorno dopo Natale per uccidere Lorena”. Quest’ultima circostanza viene considerata “una pesante ipoteca su tutti i giorni di Natale che i figli avranno, e che vivranno sempre nel ricordo della tragedia”. La relazione fra i due era definitivamente naufragata, ma “per non perdere i privilegi legati al matrimonio con Lorena, Caporali ha premeditato il delitto, non esitando a distruggere anche la vita dei suoi figli”.
f. ber.