Monza, avviamenti al lavoro:per gli artigiani sempre meno

Monza – Per l’artigianato milanese e brianzolo non si materializza la speranza che il 2010 potesse chiudersi in piena controtendenza rispetto al 2009, “anno orribile” della crisi. Lo affermano i dati degli avviamenti al lavoro nei primi nove mesi di quest’anno, riferiti alle Provincie di Milano e di Monza e Brianza: ormai alla fine del 2010, sono ulteriormente scesi (meno 12,4%) rispetto a quelli dell’anno scorso. Un po’ di ottimismo arriva dal fatto che il confronto tra i dati rilevati nel 1° trimestre mostravano una contrazione ben più grave (meno 17,8%), segno che nel semestre successivo le cose sono andate un po’ meglio. E conforta altrettanto rilevare che nel raffronto temporale le cessazioni di rapporto di lavoro si riducono.

Sono questi alcuni riscontri di una elaborazione predisposta dall’Unione Artigiani sulla base dei dai dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro riferiti al 1° ottobre 2010 per il territorio delle Provincie di Milano e di Monza e Brianza. Gli avviamenti al lavoro complessivi scendono quindi del 12,4% con una perdita secca di circa 1.900 unità. Resta quasi invariato l’equilibrio tra le assunzioni di uomini rispetto alle donne. Il segno positivo, con però numeri assoluti decisamente contenuti, si riscontra solo per formule contrattuali ad impegno limitato nel tempo e nell’impegno quali:il lavoro a chiamata che si riferisce a lavoratori “chiamati” per brevissimi periodi (15 gg massimo) per rafforzare aziende che hanno saltuari e prevedibili picchi di produzione o servizi.
Il lavoro a inserimento che riguarda specifiche categorie (giovani, disoccupati o soggetti svantaggiati) assunti con agevolazioni per massimo 9-18 mesi senza che l’azienda abbia particolari motivi oggettivi di rinforzo.
 Il lavoro parasubordinato (contratti a progetto, Co.Co.Co)Piccola contrazione anche per i contratti a tempo determinato mentre quelli a tempo indeterminato calano decisamente oltre il 22%.

 

“Preoccupa anche il segno negativo per i contratti di apprendistato, cioè per quella tipologia che più si lega alle prerogative del mestiere artigiano – spiega Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani – dove il giovane viene avviato alla professione attraverso un cammino di acquisizione delle conoscenze e delle tecniche e successivamente, in molti casi, viene assunto dall’azienda. Su questo dato incide poi, e non poco, la normativa che regola il contratto di apprendistato che, come più volte abbiamo sottolineato, risulta poco incentivante per l’imprenditore artigiano costretto a sostenere oneri particolarmente gravosi”.

Anche se con un dato numerico contenuto rispetto agli altri grandi settori (manifattura, costruzioni e servizi) la categoria del trasporto è l’unica che presenta segno positivo (a confermare il riscontro di un sondaggio dell’Unione Artigiani realizzato nei primi giorni del 2010 quando, alla domanda “pensate di avviare nuove assunzioni nel nuovo anno”, gli artigiani autotrasportatori erano stati i più ottimisti con un 24% di risposte positive).

“Il settore più penalizzato è quello dell’edilizia – sottolinea il segretario Accornero -. Qui la crisi ha colpito davvero duramente a seguito soprattutto del prevedibile calo degli investimenti nelle costruzioni e negli interventi edili e di lentezze nell’attuazione del “Piano Casa”. La variazione percentuale nel ramo manifatturiero (-2,8%), pur negativa, induce ad un timido ottimismo visto che nel primo trimestre del 2010 la contrazione era del 10,8%.

“Il confronto al 1° ottobre 2010 rispetto al 2009 fa registrare una sensibile riduzione delle cessazioni di rapporti di lavoro (meno 1.722 unità) che compensa in gran parte il saldo negativo degli avviamenti al lavoro (1.892 unità) – commenta Accornero -. Questo ribadisce la fase di stasi nel quale si trova il comparto. Mi sembra importante evidenziare l’atteggiamento positivamente “conservativo” delle imprese laddove le cessazioni per licenziamento restano ampiamente minoritarie e in ulteriore diminuzione seppur di poco rispetto al 2009. Ribadiamo che le nostre imprese hanno reagito con tenacia e senso di responsabilità alla crisi e nel contempo comprendiamo quanto sia prematuro parlare di uscita dal tunnel della congiuntura negativa. Purtroppo lo scenario è ancora pesante e occorre assolutamente rimettere mano a provvedimenti mirati a sostenere le nostre aziende che continuano ad essere la linfa vitale del sistema produttivo nazionale. Pensiamo che sia il caso di accantonare tensioni politiche e possibili conseguenze destabilizzanti, e dare un segnale di consapevolezza e di impegno continuativo per fronteggiare gli effetti residui, ma ancora pesantissimi della crisi”.