Monza, addio a nonna AntoniettaUna vita da Guinness: 110 anni

Monza, addio a nonna AntoniettaUna vita da Guinness: 110 anni

Monza – Se n’è andata Antonietta Rocca. La nonna monzese per eccellenza, con i suoi 110 anni. Nata a Rovagnate il 7 ottobre 1899, è stata ospite della rsa San’Andrea dall’agosto del 2002. Il ricovero è avvenuto in seguito al decesso della figlia settantacinquenne e quindi al venir meno di un referente stabile.

Da bambina  aveva vissuto con la famiglia nel lecchese, trasferendosi successivamente a Monza, città di origine del padre Cesare. Di fatto, pur essendo nata in un altro Comune, a Monza ha vissuto per più di cento anni. Il padre, ristoratore, gestiva in città una trattoria, locale con musica dal vivo; lì Antonietta da ragazzina, aiutando la famiglia, aveva imparato a raccontare le barzellette ascoltate dai clienti. Con i genitori, una sorella femmina e sei fratelli maschi, ha abitato nel quartiere di Triante. Ha incominciato a lavorare dapprima come cucitrice, seguendo le orme della sorella, poi come sarta e cucitrice di fodere presso un cappellificio di via Dante. Non smettendo mai, però, di dare una mano nell’osteria di papà, soprattutto nei giorni festivi.

Vedova da tanti anni, il marito Antonio era carabiniere. La coppia ha avuto due figli, Cesarino deceduto piccolissimo per meningite e Bianca, mamma del nipote Mario, deceduta nel 2002. Antonietta e antonio abitavano in una casa di ringhiera con bagno comune in fondo alle scale. Ridendo di gusto, raccontava che «Antonio passava davanti alle mie finestre per andare in bagno, e io da lì lo salutavo. Era il 1921. Forse se avessi abitato in un casa moderna, con il bagno in casa, non mi sarei mai sposata…». Tanti sono gli aneddoti e le curiosità che Antonietta, persona simpatica e sempre di buonumore, era solita raccontare ai suoi interlocutori, tra ironia ed esplicite risate: dalle barzellette “vivaci” che amava riferire agli operatori della rsa e ai giornalisti nel corso delle interviste, al gioco delle carte che ormai da anni costituiva un appuntamento fisso tra lei e il nipote il sabato e la domenica pomeriggio «e guai se non è lei a vincere», ricordano dalla struttura di ricovero.

Nonna Antonietta  aveva un’abitudine tutta femminile: quella di mentire sulla sua età. Proprio l’anno scorso, in occasione della festa per i suoi 110 anni, sosteneva di averne solo 105. In cucina , è stata sempre una maestra: mitici i suoi impasti per frittelle e gnocchi, che a oltre cent’anni faceva ancora , «quando ormai le donne moderne compravano le buste già pronte e i surgelati». A 103 anni, preparava ancora per il nipote la polenta con il coniglio in umido, «ma la polenta io non la facevo con quel paiolo che gira da solo…o quella farina che butti in acqua e cuoce subito……il mestolo l’ho sempre girato io».

I suoi 110 anni avevano suscitato l’interesse dell’organizzazione internazionale di origine statunitense GRG – Gerontology Research Group, la fondazione di ricerca dei supercentenari nel mondo e dei loro stili e abitudini di vita. La stessa cosa successe in occasione di un ricovero ospedaliero avvenuto quasi due anni fa. I medici di reparto, circondati da colleghi e studenti incuriositi, le chiesero «Ma qual è il suo segreto?». Lei rispose ridendo. Era questa la sua risposta.