Mondiali, gara da dentro o fuori I mister di Monza ci credono

Mondiali, gara da dentro o fuori
I mister di Monza ci credono

Monza – Un pareggino tira l’altro. Purtroppo. A questo punto, per andare avanti, l’Italia del pallone deve puntare tutto sulla sfida di giovedì pomeriggio con la Slovacchia. Una conseguenza del modesto pareggino con la mediocre Nuova Zelanda. E i dubbi, inevitabilmente, aumentano anche tra gli addetti ai lavori del calcio dilettantistico cittadino.

«Secondo me – spiega Mauro Sala, direttore sportivo de La Dominante -, l’Italia non ha un’identità di gioco. Camoranesi e Gilardino mi sono sembrati due pesci fuor d’acqua. Ho visto molti lanci lunghi e poca inventiva. Manca un metronomo, un elemento come Pirlo. Io, un attaccante come Borriello, ai mondiali lo avrei portato. Sono deluso dal fatto che, contro formazioni mediocri, non siamo riusciti a dimostrare il nostro valore. Ma è anche vero che l’Italia è sempre venuta fuori alla distanza. Penso che, comunque, passeremo il turno. Poi, qualcosa di meglio verrà fuori».

Sul raggiungimento dell’obiettivo minimo, cioè l’approdo agli ottavi di finale, sono tutti d’accordo: perlomeno il gradino iniziale, lo dovremmo superare «Questi mondiali – precisa Luigi De Furia, allenatore della neonata formazione Città di Monza – non sono facili per nessuno: basti pensare alla Francia e alla Germania, battuta dalla Serbia dopo un ottimo esordio. All’inizio, si può stentare. In ogni caso, sono fiducioso: il primo turno lo passiamo. Ma resta il fatto che qualcosa in difesa non funziona: lo dimostrano le due reti incassate su calcio da fermo, con Paraguay e Nuova Zelanda. E poi si nota la mancanza di elementi capaci di inventare il gesto a sorpresa, in grado di azzeccare il colpo risolutore: insomma, gente come Balotelli e Cassano. A questa nazionale manca il Messi dell’Argentina o il Kakà del Brasile».

«Con la Slovacchia – commenta Gianluigi Broggi, direttore sportivo della Gerardiana – ce la facciamo. Anche perché sta cominciando a crearsi il clima favorevole alla nostra nazionale. Cioè, quello del “tutti contro”. Io, ad ogni modo, non sono rimasto deluso, perché non mi aspettavo granché. Si sapeva, del resto, qual’era la filosofia di Lippi. Si sapeva che certi giocatori non li avrebbe convocati. La filosofia dell’allenatore della nazionale è basata sul gruppo: lui si fida dei giocatori che lo hanno portato a vincere il titolo mondiale. Una volta scelto l’allenatore, bisogna adeguarsi alle sue scelte. Io, però, qualche giocatore della Juve lo avrei lasciato a casa. Marchisio, inoltre, non sta giocando nel suo ruolo».

«Una speranza – conclude Annibale De Lorenzo, dirigente del San Fruttuoso – ce l’ho sempre, anche se, come tutti i tifosi della nazionale, pure io sono rimasto deluso dal pareggio con la Nuova Zelanda. Per la qualificazione, ad ogni modo, dovremmo farcela. Pure nel 1982, in Spagna, ci qualificammo per un soffio e poi vincemmo il mondiale. E anche quattro anni fa, in Germania, non è che in avvio facemmo scintille. Anzi».
Sergio Gianni