Medici no smokingal San Gerardo

Come togliere il vizio del fumo ai professionisti della salute? Ci prova la clinica penumologica del San Gerardo, che ha lanciato un progetto che coinvolge la facoltà di medicina dell'università Milano Bicocca, con lo specialista Alberto Pesci. A partire da un dato: un medico su quattro fuma.
Medici no smokingal San Gerardo

Monza – Il fumo uccide, il tabagismo è una dipendenza, eppure il 25% dei medici in Europa è fumatore. Parte da queste tre semplici constatazioni il progetto “Bicocca Smoke Free” che vuole invertire la tendenza ed insegnare ai futuri medici, infermieri, ostetrici e operatori sanitari a non fumare e ad aiutare i pazienti a uscire dalla dipendenza. A ideare lo studio, il primo di questo tipo in Italia, è Alberto Pesci, direttore della Clinica Pneumologica e dell’ambulatorio antifumo del San Gerardo.

“Siamo partiti con lo studio venerdì scorso- spiega Pesci- inviando oltre 2 mila questionari per e-mail agli studenti, dottorandi, specializzandi e docenti dei corsi di Laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria, Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Biotecnologie Mediche, Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca”. La prima fase dello studio vuole infatti fotografare la situazione esistente, conoscere le abitudini al fumo di chi per lavoro o studio frequenta l’università. Secondo una ricerca effettuata dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri un terzo degli operatori fuma, i non fumatori sono il 38% e gli ex fumatori il 29%. Tra i medici il 25% si dichiara fumatore. “Purtroppo- prosegue Pesci- è vero che un quarto de medici in Europa e in Italia è fumatore. E’ un esempio negativo che ha fatto rientrare per anni il fumo in un’aurea di normalità. Invece il tabagismo crea dipendenza esattamente come alcol e droga”.

Senza contare che il fumo è causa o concausa delle principali patologie che portano alla morte nel mondo occidentale, incluse le malattie cardiovascolari, le neoplasie e la bronco pneumopatia cronica ostruttiva che è la quarta causa di morte degli Usa e la quinta nel mondo. In Europa muoiono di fumo tra il 27 e il 32% degli uomini e dal 4 al 7% delle donne. “Un giovane su cinque fuma e noi vogliamo fare qualcosa per invertire questa tendenza a partire proprio dagli anni dell’Università-spiega Pesci- vogliamo formare nuovi medici e operatori sanitari in grado di fornire informazioni corrette sul tabagismo e su come smettere di fumare”.

Lo studio si articolerà in cinque anni e prevede diverse tappe. Gli studenti saranno monitorati nel loro percorso di studio, saranno valutate le loro abitudini rispetto al fumo, sarà insegnato loro come porsi con i futuri pazienti, come svolgere un’attivtà di counceling per aiutare a smettere di fumare. “Smettere di fumare si può- conclude Pesci- c’è chi smette perchè trova sulla sua strada un medico che sa comunicare in modo efficace i danni da fumo, chi ha bisogno di un sostegno psicologico, chi deve ricorrere ai farmaci. Il nostro obiettivo finale è quello di avere un’università senza fumo sia negli spazi interni che all’esterno. I fumatori avranno a disposizione solo delle piccole aree recitantate nel giardino”.
Rosella Redaelli