Ma Monza oggi è mondialegrazie alla ”gara demoniaca”

Episodi come quello del 1961 hanno segnato la storia dell'autodromo, ma hanno anche fatto conoscere la compostezza e il grande cuore dei monzesi accorsi alla camera ardente a piangere i morti provenienti da altre regioni e all'ospedale ad assistere i feriti.
Ma Monza oggi è mondialegrazie alla ”gara demoniaca”

Monza – «Rete trappola»: fa quasi sorridere 50 anni dopo leggere che questa invenzione dell’ingegnere svedese Berje Fonden avrebbe potuto forse evitare la tragedia del ’61. Reti nate per fermare aerei lanciati in velocità e sperimentate in aeroporti e su portaerei, secondo gli inventori scandinavi sarebbero state in grado anche di fermare l’auto impazzita del barone. Eppure, allora il circuito monzese fu definito da addetti ai lavori e non solo «il più sicuro del mondo». Il Cittadino si interrogò su quale tributo fosse stato pagato al progresso da piloti, insensibili al rischio a causa della pericolosa professione sempre sul filo della morte. Spiegazione ma non giustificazione: una morte «che non osiamo chiamare sacrificio … inutile per la tecnica e la società»,tanto da invitare i drivers a impiegare la vita in più nobili competizioni. La fatalità, soprattutto, dietro alla strage di spettatori,comunque,come l’asso del volante,morti inutilmente. Un colpo di spugna alla Formula 1 come scritto anche sulle colonne dell’Osservatore Romano:«Le velocità automobilistiche non dicono più nulla …uno sport che non è una valorizzazione vera e vibrante della vita umana … un’antitesi del progresso». Una «gara demoniaca»,una «degenerazione dello sport». Monza, piegata solo l’anno precedente, il 5 gennaio,dalla sciagura ferroviaria di viale Libertà,17 morti: «chiede che si ponga fine al suo triste primato di lutti. La città laboriosa che si gloria delle sue industrie, che si rallegra di un nuovo complesso industriale che viene inaugurato a convalidare ed incrementare un primato tecnico, detesta le inutili e criminose stragi di una degenerazione dello sport». Altri morti avrebbero funestato negli anni seguenti il Circus della Formula 1, ma la storia insegna quale progresso abbiano portato alle auto di tutti i giorni i bolidi da 300 all’ora che ancora si troveranno domenica a sfrecciare. Lo stesso non può dirsi delle industrie delle quali la città «si gloriava»:sparite tutte,o quasi.Il neo capoluogo oggi come allora – e forse soltanto – è conosciuto nel mondo per la Ascari e la parabolica.Quei morti sono poi stati tanto inutili? Da allora l’impianto è stato via via migliorato in termini di dotazioni di sicurezza tanto da potersi vantare, ancora, di essere tra i più sicuri del pianeta. Episodi come quello del 1961 hanno segnato la storia dell’autodromo, ma hanno anche fatto conoscere la compostezza e il grande cuore dei monzesi accorsi alla camera ardente a piangere i morti provenienti da altre regioni e all’ospedale ad assistere i feriti.
Roberto Magnani