Lo scrittore Antonio Skàrmeta:«Sono preoccupato per gli autori»

Antonio Skarmeta sostiene che la rivoluzione elettronica viaggia più veloce delle misure di protezione del diritto d'autore: ''La digitalizzazione porta al furto della produzione letteraria''. Libro in cantiere: I giorni dell'arcobaleno, la rivolta contro Pinochet.
Lo scrittore Antonio Skàrmeta:«Sono preoccupato per gli autori»

Monza – Il successo mondiale per Antonio Skármeta,ospite d’onore al Forum dell’Unesco, è arrivato con “Ardiente Paciencia”, il romanzo che scrisse nel 1985 e divenne la sceneggiatura del film “Il Postino” di Michael Radford del 1994.

Lei che ha conosciuto la forza del cinema per la conoscenza mondiale di un romanzo , come si pone nei confronti del libro elettronico?

“Penso che la dimensione elettronica sia molto più appropriata per l’informazione che per i libri. La letteratura è molto più che informazione, sono immagini che aprono la mente. Il racconto, la poesia sono ambiti che riguardano più il piacere che l’ambito lavorativo. La pubblicazione di un libro è ancora oggi un evento culturale e tale deve rimanere, invece il libro elettronico mi sembra circondato da grande solitudine”.

La preoccupa il futuro del libro di carta?

“Il mio scetticismo mi fa essere moderatamente ottimista. Non penso che il libro di carta scomparirà, mi preoccupa di più il futuro di noi scrittori”.

In che senso?
“Temo che questa esplosione elettronica viaggi più veloce delle leggi per la tutela del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. Il formato digitale mostra poca attenzione ai diritti che il libro di carta ha saputo in gran parte conservare, nonostante il duro colpo dato dalle fotocopie”.

Cosa succederà agli scrittori professionisti?
“L’autore che è l’anima del racconto vedrà sminuito il suo lavoro e dovrà trasformare la sua professione in un hobby. Ci troveremo davanti a scrittori che per vivere dovranno insegnare, fare i lavaauto, concierge negli hotel, domatori di leoni o, perché no, i postini! Torneremo ad essere poveri in canna come è sempre stato, una dimensione molto bohemienne”.

Altri timori?
“La digitalizzazione porta al furto della produzione letteraria. Mi ricorda una situazione che ho descritto ne “Il postino di Pablo Neruda”. Il poeta rimprovera al postino di avergli rubato dei versi per conquistare la propria amata,ma il postino risponde :“La poesia non è di chi la scrive,ma di chi la usa”. E’ una frase che mi sono vista scippare e pubblicare sulle T-shirt. Temo che i predatori dei mezzi elettronici non abbiano letto la replica del poeta: “In famiglia non indiciamo un referendum per decidere chi è il padre!”.

Perché dire sì al libro di carta?
“Donare un libro è un atto d’amore. In america gli under 18 leggono quasi esclusivamente e-book, ma comprano la copia cartacea se si innamorano di quello che hanno letto. C’è anche un altro vantaggio: un critico che stroncò un mio romanzo terminò l’articolo dicendo di aver scagliato il mio libro contro il muro. Non si può fare lo stesso con il formato elettronico. Il libro cartaceo è più vicino al lettore,più vivo: è un po’ come assistere ad un concerto dal vivo o ascoltare un cd”.

A cosa sta lavorando ora?
“Un nuovo romanzo “Los días del arco iris “, in italiano esce quest’anno come “I giorni dell’arcobaleno”, il titolo di una canzone di Nicola di Bari che mi piace molto. Racconto la storia della rivolta contro Pinochet nel mio Paese. Il simbolo della rivolta era proprio l’arcobaleno”.
Rosella Redaelli