Lissone, monsignor Luigi Allievi:settant’anni di fede e gioia

Lissone, monsignor Luigi Allievi:settant’anni di fede e gioia

Lissone – Grande festa per monsignor Luigi Allievi che sabato 26 e domenica 27 giugno, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, ha ricordato il suo settantesimo di consacrazione sacerdotale. Momento significativo la meditazione musicale Ode a Maria, con Equivoci musicali. In quell’occasione il vicario episcopale monsignor Armando Cattaneo ha rivolto a monsignor Allievi il suo augurio: «La vita è un dono e monsignor Allievi ne ha avuta tanta. La fede è un dono e monsignore l’ha avuta salda e forte fin da piccolo. Il sacerdozio è un dono e monsignor Luigi Allievi lo vive da settanta anni. Quindi il primo a dire grazie è lui. Ma non è da solo, noi tutti gli siamo attorno. Nel suo discorso d’ingresso manifestò la volontà di aver cura delle periferie della città, che allora andavano popolandosi sempre di più. Adesso i tempi sono cambiati e si tende ad accorpare le parrocchie, ma lo spirito deve rimanere sempre quello missionario, farsi carico di tutti. Tutta la gente della nostra città ci sta a cuore».

Anche il sindaco Ambrogio Fossati ha rivolto un saluto: «Monsignor Allievi ci ha abituato a stupirci. Con la sua vitalità, con la sua presenza di spirito. Mi sia concesso un momento personale, ricordo quando entrò in Lissone, ero poco meno che decenne, in paese circolavano quattro automobili, non c’era il problema dei parcheggi… quella giornata di festa con tanta gente in piazza… Da allora monsignore è stato presente in mezzo a noi con la profondità che ha impresso al proprio ministero».

Don Pino Caimi, domenica, nell’omelia della santa Messa solenne dedicata ai patroni santi Pietro e Paolo, ha detto: «Oggi festeggiamo le due colonne portanti della Chiesa universale, i due apostoli che la fondarono e diffusero nel mondo. Abbiamo diversi motivi per essere grati. Grati perché il battesimo ci fa parte della Chiesa e gli altri sacramenti ci accompagnano nel proseguire della vita. Grati per chi viene chiamato al sacerdozio, e non è solo adesione del singolo, ma soprattutto volontà del Signore. “Che cosa grande è il sacerdozio. Non lo si capirà bene che in cielo… se lo si comprendesse sulla terra, si morirebbe, non di spavento ma di amore” scriveva il santo curato d’Ars. La vocazione sacerdotale è davvero una dichiarazione d’amore totale per Dio. L’impegno ministeriale sarebbe ridotto a organizzazione pastorale se mancasse in un sacerdote il rapporto intimo con Cristo. Monsignor Luigi Allievi può considerarsi un poderoso testimone di tale relazione, la sua dedizione lunga settant’anni non è spiegata solo dal servizio alla comunità, ma dallo stare alla presenza del Signore. Questo è fonte di gratitudine, gli permette di cantare il suo personale Magnificat, esulti nel sapersi amato».
Cristiana Mariani