Limbiate, missione in Caucasotra i bambini ospitati a settembre

Limbiate, missione in Caucasotra i bambini ospitati a settembre

Limbiate – «E’ andato tutto benissimo»: c’è grande soddisfazione nelle parole di Sandro Archetti, presidente dell’associazione limbiatese Mai più Cernobyl, al ritorno dal viaggio in Caucaso compiuto con una delegazione di «Mondo in cammino», sodalizio che promuove progetti di solidarietà e di sviluppo sociale nel difficile contesto delle repubbliche caucasiche.

«A differenza degli altri anni – afferma Archetti – la missione ha dato risultati molto positivi, frutto del lavoro di relazioni internazionali, della serietà e competenza delle nostre associazioni, che hanno migliorato la fiducia del governo russo». I delegati hanno infatti avuto finalmente il permesso di recarsi nel Prigordny, territorio conteso tra Ossezia del Nord e Inguscezia e teatro di continui conflitti etnici. «In particolare – racconta il presidente di Mai più Cernobyl – abbiamo potuto raggiungere il villaggio di Tarskoje, villaggio simbolo della divisione etnica da cui provenivano alcuni dei bambini ospitati a Limbiate in settembre». Il villaggio è diviso in due dal corso di un fiume, che separa la parte inguscia da quella osseta; «perfino i bambini sono divisi, abbiamo dovuto visitare prima la scuola osseta e poi quella inguscia».

Molto commovente è stato l’incontro con i bambini "limbiatesi": «Diana, Zalina, Azamat e German da una parte, Dzhokar e Magomed dall’altra, quando in piedi davanti al loro preside hanno raccontato la bella esperienza italiana, con una luce ancora accesa negli occhi». L’emozione maggiore è arrivata però dalla visita della Casa della cultura, che sarà intitolata a Valentino, il fratello di Sandro scomparso nel novembre 2005. Dopo un passaggio per Grozny, tra posti di blocco e militari con mitra spianati, l’incontro con i bambini ceceni ospitati a Limbiate avviene a Vladikavkaz, capitale dell’Ossezia del nord.  «Abbiamo proposto di ospitare a settembre 12 dei bambini, feriti dall’esplosione delle mine antiuomo; l’uso delle armi non convenzionali coinvolge anche fabbriche italiane e produce ogni anno centinaia di vittime in tutto il mondo».
Samuele Benelle