Lentate, dramma degli espopriDopo16 anni nuovo incubo

Lentate sul Seveso – «Non fidatevi di nessuno e se Pedemontana vi prometterà soldi o una casa, andate da un notaio e fate scrivere tutto nero su bianco». Parola di chi ha visto radere al suolo l’abitazione «non ce l’ho fatta, quel giorno ho preferito andare in montagna» e ora rischia ancora notti insonni «per l’autostrada vogliono spostare il gasdotto nella mia proprietà, abbattendomi il box e forse ancora la casa». Chi parla è Luigi Boffi, 72 anni, artigiano e noto in paese per i molteplici impegni nel sociale.

La storia All’inizio degli anni novanta salì prepotentemente agli onori della cronaca. Per il prolungamento della Milano-Meda casa sua e del fratello (una palazzina con due appartamenti e la bottega al piano terra) doveva sparire e far spazio in via Oberdan alla superstrada in trincea. Unico caso in tutta Lentate di esproprio per il nuovo tratto. La notizia arriva nel 1991 «pochi convenevoli – spiega Boffi – si presentò alla mia porta un responsabile di Serravalle e disse «qui si deve abbattere»». A ruota a casa Boffi bussano il sindaco di allora Mario Pizzi e alcuni assessori.

Il dramma
– Boffi non sa cosa fare, è proprietario di un’area vicina, ma la destinazione è a verde, la giunta assicura che sarebbe diventata edificabile. Nel 1992 l’abitazione viene abbattuta come sentenziato da Serravalle. A fine anno Boffi presenta in comune il progetto della nuova casa, sembra che tutto fili liscio ma nel 1993 la giunta cambia e sindaco è Silverio Clerici e la storia diventa il solito paradosso all’italiana. «L’unica cosa che i politici dovevano fare – prosegue Boffi – era deliberare il cambiamento di destinazione d’uso. Bene abbiamo dovuto attendere l’ultimo consiglio prima che la giunta Clerici cadesse in anticipo rispetto al termine del mandato. Così abbiamo iniziato a costruire nel 1999 e siamo entrati nel 2000. Sette anni senza un tetto preciso e tre traslochi, vivendo di promesse. Non avevamo nulla di scritto. Che oggi non si faccia il mio stesso errore. Non fidatevi della politica, non fidatevi di Pedemontana».

Il nuovo incubo
– Sono passati nove anni e Boffi potrebbe rivivere quel calvario. Per realizzare l’autostrada, è necessario spostare il gasdotto e da progetto passa nella sua proprietà, squarciandogli il box. Un paradosso quando a neanche cinque metri ci sono campi incolti che resteranno a verde. «Questa volta non ci sto. Ho portato le osservazioni in comune. Non passeranno dalla mia proprietà».
Cristina Marzorati