Le ”Spose indisposte” di Savellialla MarcoRossi Spiralearte

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Monza – Sono “Spose indisposte” quelle che Roberta Savelli ha esposto alla Galleria MarcoRossi Spiralearte di Via Vittorio Emanuele 44. Una mostra che è stata inaugurata sabato pomeriggio e che resterà allestita fino alla vigilia di Natale. Giussanese, classe 1969, la Savelli si concentra, ancora una volta, sulla figura umana, sulla figura giovane, sulla figura femminile. Ed ecco che, al piano superiore della galleria, fanno bella mostra di sé figure di donne che non nascondono il proprio nervosismo prima del grande passo.

Immagini fiabesche, tinte di bianco e di rosso. Cuori infranti e cuori sanguinanti. Cuori pinzati con graffette: “Il gesto nevrotico di pinzare un foglio di carta –spiega Flavia Dolcini, responsabile dello spazio di Via Vittorio Emanuele- nasconde la preoccupazione tanto di chi sta per sposarsi quanto di chi sta prendendo una decisione importante per la propria vita”. Al piano inferiore, invece, una serie di ritratti “trasparenti”, dove il colore, liquido e fluido, lascia intravedere la cornice, il telaio che sostiene il foglio di carta. Sono soprattutto ritratti della preadolescenza, di bambine che la Savelli seleziona e chiama poi nel suo studio per ritrarre non mentre sono in posa, ma mentre compiono un gesto, un’azione.

Fanciulle
dallo sguardo ingenuo che, tuttavia, nascondono sensualità. Ma i loro occhi manifestano espressioni tanto più naturali e seducenti in quanto non ancora avvezzi allo sciocco gioco della seduzione consapevole e banalmente ammiccante degli anni successivi. Sono volti in cui ciascuno di noi può rispecchiarsi e ritrovarsi, ritrovando nello stesso tempo il tempo passato e perduto della passata e perduta adolescenza. E ci sono malessere e benessere in certi sguardi di “Spose indisposte”: il malessere di chi è solo (I-llness) e il benessere di chi, in due, crea un noi (WE-llness). A metà strada tra gioco e illustrazione, le spose della Savelli esulano dal rigido copione del rituale più tipico, e ci sorprendono con pose inusuali e gesti scomposti, segnali di uno stato d’animo un po’ ribelle che non si quieta con la cerimonia.

La sposa, infatti, non è una bella statuina ingessata nella classica scenografia del matrimonio. E’ invece un’eroina fiabesca indomita e sfuggente: “Delle storie e dei sentimenti di queste fanciulle –prosegue la Dolcini- sappiamo poco. Tocca all’osservatore di immaginare una vicenda di cui può scorgere solo delle istantanee. Perché nel mondo incantato, nelle fiabe come Biancaneve, come Cenerentola e come La Bella Addormentata è facile intuire che l’innamoramento dell’eroina è una faccenda molto più complicata del semplice fatto che venga svegliata o scelta da qualche principe”. Ecco che quindi Roberta Savelli attinge a un’iconografia classica ma la traduce sulla tela e sulla carta con tratti a volte giocosi, a volte inquieti. Informazioni: 039.360055 oppure monza@spiralearte.com
E. Lamp.