L’autunno caldodei Sud Sound System

Vent'anni a cantare in dialetto, in dialetto del Salento. Vent'anni a condire il reggae classico con la più pura tradizione musicale del sud dell'Italia. I Sud Sound System chiudono l'estate (con tappa a Usmate Velate), prima di entrare in studio e «raccontare un autunno caldo»
L’autunno caldodei Sud Sound System

Vent’anni a cantare in dialetto, in dialetto del Salento. Vent’anni a condire il reggae classico con la più pura tradizione musicale del sud dell’Italia. «E pensare che quando abbiamo cominciato, pure i nostri amici non credevano che saremmo arrivati da qualche parte». Invece i Sud Sound System, dalla Puglia, di strada ne hanno fatta parecchia: considerati i pionieri del raggamuffin italiano, con decine di collaborazioni all’attivo, protagonisti dalla musica al cinema, impegnati nella salvaguardia delle loro radici, quelle “ca tieni” cantate in un singolo del 2003. E del mondo che sta loro intorno.
«Cantare in dialetto salentino all’inizio ci era più familiare – continua Nandu Popu – Era il mezzo più facile per essere noi. Poi col dialetto abbiamo riscoperto la nostra terra e le sue ricchezze, come ad esempio i suonatori di pizzica che stavano scomparendo».

Dopo il debutto del ’91 (Fuecu/T’a sciuta bona), il salentino è diventato il loro segno distintivo. Oggi festeggiano il ventennale e sul reggae hanno messo anche la pizzica, la taranta, i tamburellisti in una contaminazione crescente. In questo modo da anni cantano la loro terra, coinvolgendo artisti di estrazioni differenti. Come il pianista Ludovico Einaudi che, alla Notte della taranta di Melpignano (l’appuntamento doc per gli amanti del genere), ha collaborato a un singolo. «Si tratta di “Beddha carusa” una canzone storica che abbiamo rispolverato dagli archivi e rimusicato – spiega – con Einaudi che è come noi, un operaio della musica. Uno che non si nasconde dietro un’etichetta ma si mette in gioco: ne è uscito un lavoro bellissimo. E uscirà anche “Saietta”, un’altra collaborazione estiva con Einaudi: era cantata dai contadini contro i potenti, ora la cantiamo noi contro chi sta sporcando questo sud, a Napoli ma non solo».

Perché un altro segno distintivo dei S.S.S. è l’impegno dei testi. «Siamo cari ai temi sociali, cantiamo un neorealismo che trae ispirazione da ciò che ci circonda: la musica nutre chi la ascolta e ha significato proprio per questo. Per esempio, in questi giorni sta partendo una campagna contro le trivellazioni nel mar Adriatico e questo è un altro fronte su cui ci impegneremo». Su Internet, Twitter, i social network (raggiungibili anche dalla home del sito ufficiale), per un’informazione in tempo reale: «La rete è un ottimo strumento, che permette di dialogare a un tessuto connesso e tenace che sta cercando di cambiare le cose».

Per tenere vivo il dialogo sabato sera (17 settembre) faranno una fermata in Brianza, a Usmate Velate, in occasione di Un tranquillo weekend di paura (alle 22 in via Luini). «Sarà una serata particolare, in un contesto hip hop che, per noi, è come una seconda anima con il reggae – conclude – È sempre un’occasione per incontrare tanti amici».
La tournée chiuderà il 28 settembre a Canicattini Bagno, in provincia di Siracusa. Poi tutti in studio per lavorare al nuovo disco. Come sarà? «Ci saranno alcune chicche registrate in estate con gli ospiti che ci hanno tenuto compagnia in concerto. Ma soprattutto sarà il racconto di un autunno caldo».
Ch.Ped.