L’Aquila, don Daniele raccontaVita in tenda: "La paura resta"

L’Aquila, don Daniele raccontaVita in tenda: "La paura resta"

Cesano – Toccata e fuga a Cesano, quella di monsignor Daniele Pinton, che ha voluto essere presente al venticinquesimo della sua chiesa, a Molinello, dove celebrò la sua prima Messa undici anni fa. Lo fermiamo poco prima del ritorno in Abruzzo, in quella che oggi è la sua città, L’Aquila. Nella diocesi di Celestino V collabora direttamente col vescovo Molinari, come vicario episcopale per il clero e come direttore dell’ufficio per i Sacramenti.

Vita in tenda – “Sono oltre 60 i confratelli sfollati – ci racconta il sacerdote – sono rimasti senza casa, senza chiesa, senza nulla. Prima eravamo nelle tende, anche con la pioggia che scorreva a ruscelli sotto le brande. Ora abbiamo trovato un convento in diocesi di Avezzano, dove possiamo almeno passare tranquillamente la notte. Di giorno siamo arruolati ancora nelle tendopoli. Pensi, neppure uno se ne è andato. Tutti a provvedere, organizzare, consolare e officiare le funzioni religiose in mancanza di qualsiasi struttura parrocchiale, in quanto solo nella zona “rossa” 48 chiese risultano crollate, così come la Curia, il seminario e con lo stesso vescovo a dormire in tenda, mentre in tutta la zona colpita dal sisma del 6 aprile sono 400 le chiese sinistrate con i relativi centri parrocchiali”.

Anime Sante – Danni immensi, anche alla sua chiesa delle Anime Sante, divenuta un simbolo della tragedia del sisma. Sarà recuperata? “Lo sarà, anche se non di quelle messe peggio e anche se bisognerà aspettare. Per dare un’idea dei danni subiti, dirò che il preventivo per una sua ricostruzione si aggira sui 6 milioni di euro. Comunque saranno tempi lunghi… frattanto dobbiamo pensare ai minimi servizi spirituali e comunitari, con tutte le difficoltà connesse alla estrema precarietà della situazione”.

Realtà drammatica – “La realtà è molto drammatica e già immaginiamo come sarà quando i riflettori dei media si saranno spenti. Il sottosegretario Bertolaso è indubbiamente bravo, ma pensiamo come sarà la città quando intorno verranno realizzate le 20 “isole”: praticamente le parrocchie scompariranno. Si ha poi un bel dire che il 50% delle abitazioni sono agibili… chi si arrischia ad entrarci con le crepe che ci sono, e come ripararle, contemporaneamente e in presenza delle scosse che continuamente si registrano e nella paura che ne arrivi un’altra più tremenda? Si spera nella bella stagione, dicono: ma cosa succederà col caldo sotto le tende – che termiche non sono – dove la temperatura potrà raggiungere i 40 gradi? E gli anziani, e i bambini?”

Appello – Don Daniele lancia un appello ai cesanesi, che già hanno risposto generosamente, per i bisogni dei terremotati. “Abbiamo bisogno di tutto se vogliamo, eccetto il vestiario che abbonda; manca invece la biancheria intima per uomini e donne. Già ho avuto molta solidarietà dalla parrocchia del Molinello e da don Luciano in particolare, il quale si è assunto l’incarico di coordinare gli aiuti in loco. Pertanto sarà a lui che i cesanesi potranno rivolgersi per contributi e offerte o chiedergli quali interventi si potranno, anche su mio suggerimento, organizzare”.