Lambro, nessuna nuova da RomaLo stato di emergenza non c’è

Monza – Ufficialmente lo stato di emergenza non esiste. Il provvedimento, adottato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri per il Lambro e per il Po, non è ancora stato comunicato agli amministratori brianzoli. «Nessuno ci ha detto nulla, come non ci hanno chiamato dalla cabina di bonifica che dovrebbe coordinare le operazioni – afferma l’assessore provinciale all’Ambiente Fabrizio Sala – è vero che lo sversamento ha interessato poche centinaia di metri del nostro territorio, ma sono convinto che per far tornare a vivere il fiume si debba intervenire a monte». A suo parere sarebbe «assurdo» limitare la bonifica all’aspirazione degli idrocarburi.

«Questo, grazie alla forte attenzione della gente, è il momento più opportuno per pensare a una pulizia e a una riqualificazione generale del Lambro e delle sue sponde» commenta. Sala ricorda che gli interventi effettuati negli ultimi anni dalla sorgente al depuratore di San Rocco hanno dato buoni risultati: «In alcuni punti si riesce a vedere il fondo – aggiunge – stavamo per avviare altri progetti tramite il contratto di fiume. Ora sarà difficile fare altri passi avanti anche perché il Lambro attraversa una zona densamente popolata, ma vale la pena spendersi. Oltretutto abbiamo avuto anche la fortuna che gli idrocarburi sono rimasti al centro del corso e non hanno intaccato le rive».

Alle operazioni di controllo delle condizioni di salute della fauna selvatica parteciperanno trenta cacciatori dell’Associazione nazionale libera caccia, della Federazione italiana della caccia, di Italcaccia-Italpesca e di Enalcaccia affiancati dai volontari della Lipu e dell’associazione ambientalista Ekoclub. «In questi momenti non esiste contrapposizione tra cacciatori e ambientalisti – dichiara l’assessore provinciale alla Pesca Andrea Monti – è necessario poter contare su un efficiente gioco di squadra per coordinare al meglio gli interventi di tutela per gli animali. Questa collaborazione ha un alto valore simbolico che va oltre la contingenza del disastro ambientale».
Monica Bonalumi