La Guardia di Finanza scoprela truffa di "Cartamika"

Monza – La chiamavano Cartamika, ma di amichevole per i consumatori che la volevano utilizzare non aveva proprio niente. Anzi è stata il veicolo di una truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Padova e dal Gat, il Nucleo speciale frodi telematiche delle Fiamme Gialle. Non per niente i finanzieri hanno denominato la loro operazione "Carta nemica".

Il meccanismo era semplice: agli utenti, bombardati da una pubblicità ingannevole fatta con diversi mezzi, veniva proposta una carta prepagata con la possibilità di spendere mille euro da restituire in 36 rate mensili. Per accedere a questo servizio, però, bisognava pagare una cifra di poco inferiore a 105 euro che, secondo la società che aveva promosso l’iniziativa commerciale, avrebbero dato diritto a ricevere il pin necessario per far funzionare la carta. Naturalmente alla fine i clienti sborsavano i soldi ma non potevano utilizzare la carta nè spendere la cifra promessa.

Secondo la Guardia di Finanza la truffa doveva compiersi in due mesi con un guadagno di un milione di euro. Una cifra alla quale i responsabili del raggiro non sono arrivati. Gli inquirenti hanno bloccato 80 mila euro depositati su conti usati per trasferire i soldi mandati dai consumatori alla società. Una parte del danaro, però, aveva già preso il volo, anche se meno del milione preventivato. Tre persone sono state arrestate, una quarta è all’estero.

Le carte da immettere suo mercato erano migliaia: secondo i finanzieri, coordinati dal pubblico ministero padovano Paola De Franceschi, i truffati sarebbero quasi 3000. KLe denunce presentate finora sono 300 (fac simile sul sito del Gat www.gat.gdf.it), 40 delle quali in Lombardia. Nessuna di queste ufficialmente arriva ancora dalla Brianza anche se il giro era talmente vasto che Cartamika potrebbe essere stata piazzata anche qui. Le indagini sono scattate in seguito alla consultazione di siti dei consumatori nei quali molte persone cominciavano ad avanzare dubbi sulla possibilità di usare la carta di credito. I clienti contattavano la società promotrice dell’iniziativa o attraverso un sito, ora bloccato, o grazie a un numero verde che faceva capo a un call center.
Paolo Rossetti