Il deportato e il suo liberatoreL’amicizia ai tempi dei lager

Il deportato e il suo liberatoreL’amicizia ai tempi dei lager

Monza – Angelo Signorelli e Guido Girolami non si conoscevano, ma quel 5 maggio 1945 erano entrambi nel lager di Gusen, protagonisti loro malgrado della grande storia che si stava scrivendo. Il primo era un ragazzo monzese, diciannove anni soltanto e il fisico massacrato da quattordici mesi di prigionia, arrestato dai nazisti insieme al fratello Giuseppe in seguito agli scioperi organizzati alla Falck di Sesto San Giovanni, dove lavoravano entrambi, e a cui avevano partecipato. Guido era un italoamericano di St. Louis, figlio di immigrati, che parlava un inglese stentato e conservava nel cuore l’amore per la terra dei suoi avi, membro della sessantacinquesima divisione di fanteria dell’esercito degli Stati Uniti, agli ordini del generale Patton.

La liberazione – Fu lui che quel pomeriggio di maggio, quando mancavano cinque minuti alle cinque, sfondò le cancellate del campo di Gusen con il suo carro armato. Probabilmente nemmeno si parlarono Angelo e Guido quel giorno. Troppo debole e malato il primo, stremato dal tifo, troppo sconvolto e incredulo il secondo, a cui si parò davanti l’orrore dei campi nazisti. Passarono cinquant’anni prima che il destino facesse incrociare di nuovo le loro strade. Nel 1995, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della fine della guerra, Signorelli volle tornare insieme alla moglie Silvana, ai membri dell’Anpi e ad altri sopravvissuti, in quei luoghi di morte, e proprio a Mauthausen, in Austria, incontrò e conobbe il soldato Girolami, doppia stella di bronzo per il valore dimostrato durante il secondo conflitto mondiale. «Eravamo in un ristorante quando entrò questo italoamericano chiedendo se tra noi ci fosse qualche ex deportato – racconta Silvana Signorelli -. Gli indicarono mio marito e dopo pochi minuti capirono di essere stati nello stesso campo: mio marito da prigioniero e Guido da liberatore. Fu un’emozione grandissima. Da quell’incontro così imprevisto e inaspettato nacque una bella e lunga amicizia».

Le coincidenze – Signorelli è deceduto lo scorso 6 dicembre, all’età di 84 anni, tre mesi dopo il suo amico Guido, scomparso a Gallipolis, nell’Ohio dove si era trasferito con la sua famiglia, anche lui a 84 anni. Una vicenda che è piena di coincidenze. «Era il quinto giorno del quinto mese, alle cinque meno cinque del pomeriggio, quando la punta del carro armato di Girolami ha abbattuto il cancello. E loro si sono potuti conoscere e abbracciare per la prima volta dopo cinquant’anni, e se ne sono andati poi praticamente insieme, a poche settimane di distanza», spiega la vedova di Signorelli. «Per tanti anni ci siamo ripromessi di vederci, ma alla fine non lo abbiamo mai fatto. In compenso però ci scrivevamo sempre. Guido e la sua famiglia erano davvero degli amici importanti per noi». Due vite parallele, segnate dai solchi della guerra, ma che la violenza non è mai riuscita a spezzare. «Durante i mesi di prigionia, passando davanti alle porte dei forni crematori, Angelo si ripeteva che lì dentro non ci sarebbe finito», ricorda Silvana. Ce l’ha fatta. E i suoi figli, Umberto e Laura e le due nipoti, Agnese e Gabriella, sono stati la sua rivincita più bella.
Sarah Valtolina