I crocerossini Seedorf e AlleviRossi: tre anni per il Monza in B

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Monza – Domenica pazzesca al “Brianteo”: un tennistico 1-6 ai danni della squadra di casa, la rabbia dei tifosi, i momenti di tensione, il provvidenziale “contropiede” dialettico ispirato dal Seedorf più illustre (Clarence), finalizzato da Marco Ferrante (non per niente è stato un grande centravanti) con il decisivo, anomalo contributo del numero uno della Provincia monzese, il presidente Dario Allevi.

Clarence Seedorf si è confermato il fuoriclasse che è. Dentro e oseremmo dire ancor più fuori del terreno di gioco. Si deve in gran parte all’olandese del Milan, al suo pronto intervento e alla disponibilità ad accettare il contraddittorio, se domenica pomeriggio al “Brianteo” la contestazione vivace da parte di una rappresentanza di tifosi monzesi ha finito con l’assumere toni sempre più moderati, sempre più civili.

E’ infatti accaduto che, sul risultato di 6-1 per l’Arezzo, gli ultras della curva Pieri hanno rimosso vessilli e striscioni biancorossi, a significare la netta riprovazione per la vergognosa condotta di gara dei propri beniamini. A una decina di minuti dal termine della gara, i più avvelenati, una trentina, hanno abbandonato la gradinata e raggiunto il settore a ridosso della tribuna d’onore. Attimi di tensione, si è temuto che la situazione potesse precipitare: braccia tese, pugni al cielo, beffardi slogan tipo “ma la squadra va bene così”.

Riferiti in particolare al passaggio cruciale di una recente dichiarazione rilasciata dall’amministratore delegato Massimiliano Rossi in cui – così almeno è parso di capire – si negavano l’urgenza e la necessità di tornare sul mercato per dare rinforzi a mister Cevoli. A questo punto Seedorf, che del progetto Monza Brianza è non solo uno dei finanziatori più importanti attraverso il suo Gruppo ma è anche emotivamente molto coinvolto nell’ambizioso disegno, decideva di giocare di contropiede. Insieme con Marco Ferrante, l’olandese affrontava con coraggio, senza arroganza ma del pari senza titubanze, i giovani contestatori.

Ne nasceva un breve, serrato confronto dialettico. Dal quale accuratamente si tentava di escludere ogni altra per così dire componente: respinti in particolare i giornalisti che dalla tribuna stampa, fiutata la notizia, s’erano catapultati nella zona calda. Interveniva anche il presidente Salaroli e, ancora più efficacemente visto il suo ruolo istituzionale e la stima di ci gode tra i tifosi, addirittura il presidente della Provincia Dario Allevi, tifoso tra i tifosi. Di botto scoppiava la pace, dal tumulto alla bonaccia il passo era breve. O quanto meno gli ultras – che mentre il Monza affondava si erano sbizzarriti in cori irridenti e ironici, mai volgari, contro l’immobilismo dirigenziale e le critiche sulla scarsa affluenza allo stadio – concedevano un armistizio. Sia pure non troppo convinti da rassicurazioni che poi avrebbero definito “molto generiche”.

La memorabile, a suo modo storica, Caporetto di domenica al Brianteo e la contestazione che ne è seguita rischiano di complicare il progetto perseguito dalla proprietà insediatasi a inizio stagione. Il colpo è stato durissimo. Ma, come si è affrettato a chiarire l’amministratore delegato Rossi ospite il lunedì a “Telereporter Sport”, i programmi e gli obiettivi non cambiano. Così come non è il caso di cambiare allenatore, confermata piena fiducia a Roberto Cevoli. Rossi si è spinto anche più in là: per la prima volta ha detto in modo esplicito che c’è un piano triennale per portare il Monza in serie B. Ovviamente, con gradualità e massima attenzione al bilancio. Il minimo che ti aspetti da uno che vanta un master in business administration presso la Duke University di Durhama, Stati Uniti.
Giancarlo Besana